6 BUONI AUSPICI PER IL 2020 DAL MONDO



L'anno nuovo è alle porte...usanze, tradizioni o scaramanzie del 31 dicembre sono tantissime e si differenziano tra loro a seconda dei luoghi in cui sono nate. Ognuno ha i suoi riti per cercare di attirare un po' di fortuna, soldi o la realizzazione di qualche sogno nel cassetto, ma c'è da dire che la scaramanzia per il nuovo anno è come l'oroscopo: nessuno ci crede, ma non si può mai sapere! 
Nel mondo le credenze legate a Capodanno sono molto curiose, ora vi svelo le mie preferite...l'anno scorso qualcuna ha funzionato, chissà magari si avvera anche il desiderio di qualcuno di voi! Il mio rito scaramantico per l'inizio del nuovo anno? Mettere la valigia fuori dalla porta e comprare una nuova guida come auspicio di intraprendere numerosi viaggi per l'anno che sta per arrivare. 

  • Se vi aspettate un 2020 ricco di avventure tenete a portata di mano un piccolo trolley e girate portandolo con voi tutto il 31 dicembre, in Colombia così facendo ci si assicura un nuovo anno sempre in movimento.
  • Altra usanza legata all'auspicio di numerosi viaggi per l'anno nuovo arriva dal Messico, dove la notte di San Silvestro si mettono fuori dalla porta valigia e zaino in modo da attirare futuri viaggi. Questo è il rito che seguo da tre anni e che dire...funziona!
  • Lanciatevi letteralmente dalla sedia come fanno alla mezzanotte in Danimarca i danesi per sprigionare energia positiva e scacciare via quella negativa attirando così la buona sorte per il 2020.
  • In Russia è usanza molto diffusa l'ultima notte dell'anno scrivere su bigliettini i propri desideri per il nuovo anno, inzuppare la carta nello spumante e poi bruciare tutto...questo farà avverare i vostri sogni scritti per il 2020.
  • Servono soldi e prosperità? No problem scattata la mezzanotte in Italia quasi tutti mangiano un piatto di lenticchie come rito augurale di prosperità per l'anno che verrà.
  • Vi piace mangiare? In Estonia il giorno di Capodanno si consumano ben sette pasti in modo da assicurarsi abbondanza per l'anno nuovo.

REGALI LAST MINUTE? BISCOTTI SPEZIATI HOMEMADE A COSTO ZERO



Mancano pochi giorni a Natale, ma sicuramente non tutti hanno terminato la corsa ai regali...non disperate con un semplice pensiero e una ricetta facilissima potrete fare bella figura! I biscotti di Natale sono sempre un regalo gradito e se fatti in casa non potranno che essere apprezzatissimi da chi li riceverà. Se siete creativi e vi piace cucinare potrete sbizzarrirvi con le decorazioni, i coloranti e le forme che darete ai vostri biscottini. 


INGREDIENTI:

  • 300 gr farina (io ho usato la tipo 1)
  • 150 gr burro (a temperatura ambiente)
  • 1uovo
  • 100 gr zucchero di canna (integrale nei miei biscotti)
  • 2 cucchiaini di zenzero in polvere
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere
  • 1/2 cucchiaino di chiodi di garofano in polvere

PREPARAZIONE:

  • Inserire in una ciotola gli ingredienti umidi e poi quelli secchi
  • Impastare (o con planetaria/bimby o a mano)
  • Una volta ottenuto un bel panetto compatto avvolgere con pellicola trasparente e riporre in frigorifero per circa 30 minuti
  • Su un piano spazioso stendere l'impasto con l'aiuto del mattarello ottenendo un foglio di circa 5 mm
  • Con le formine (le più indicate secondo me sono gli omini di zenzero) fare pressione sull'impasto, staccare il biscotto e riporre su una teglia foderata con carta forno, eseguiamo questa operazione finché l'impasto non sarà terminato
  • Infornare a forno caldo 180 gradi per 10-15 minuti (capiamo quando i biscotti sono pronti se coloriti leggermente)
  • Lasciare raffreddare e guarnire con glassa, zuccherini e cioccolato!

Nella terza fotografia ci sono i biscotti che ho preparato come regalo per colleghi, amici e parenti. Potete usare per l'imballaggio sacchettini alimentari (i miei di carta erano stati acquistati in stock all' Ikea almeno 5 anni fa) o in graziose scatole di latta...questo unito ad un bigliettino scritto con il cuore renderà i vostri biscotti un regalo che scalderà il cuore e delizierà il palato!

PASSO NEFELGIÙ VAL FORMAZZA



L'escursione al Passo Nefelgiù, 2583 m, è uno dei classici giri della Val Formazza, un sentiero ben segnalato, panoramico e adatto a tutti gli escursionisti! 
Una volta giunti in cima il panorama sulla diga del Vannino vi ripagherà pienamente della fatica (come nella foto). Si tratta di una gita adatta ai vari periodi dell'anno, in primavera e inverno meglio con gli sci d'alpinismo o con delle ciaspole, in estate e in autunno è probabile trovare residui di neve.

La salita in breve:

Partenza: Morasco 1743 m
Dislivello: 840 m
Difficoltà: Escursionistico, in alcuni tratti il terreno è sconnesso, meglio indossare scarponi da trekking e per la discesa consiglio bastoncini.
Accesso: Sponda sinistra diga di Morasco, potete lasciare la macchina al parcheggio collocato sotto il lago.
Tempo: 5h
Punti d'appoggio: Rifugio Bim Se (lo trovate al punto di partenza)

Una volta giunti in prossimità della diga di Morasco imboccate il sentiero sterrato (con sbarra solitamente abbassata) a sinistra, qui troverete le prime indicazioni sul tempo di percorrenza. Dopo circa un'ora di cammino, su un sentiero che vi darà una magnifica vista sul lago di Morasco giungerete all'Alpe Nefelgiù, caratterizzata dalla presenza di alcune baite. Una volta oltrepassata la baita più grande, a destra del pascolo, proseguite entrando nel vallone di Nefelgiù. Io ho scelto questo giro a metà agosto, in una giornata apparentemente soleggiata, ma una volta giunta in prossimità della baite mi sono imbattuta in un piccolo temporale, durato circa 20 minuti. Dopo aver percorso il vallone, su cui il sentiero prosegue con una pendenza minima, vi ritroverete a dover percorrere l'ultimo tratto, che sale rapidamente fino al Passo Nefelgiù. In alcuni tratti ho trovato ancora della neve, in fase di scioglimento, quindi il sentiero era attraversato da piccoli ruscelli che però non hanno ostacolato la mia salita.
Gli ultimi 45 minuti sono in pendenza, su una stradina in cui troverete materiale sassoso, resti di frane e smottamenti, ma una volta arrivati in cima al passo potrete osservare un panorama a 360 gradi che vi permetterà di riconoscere le vette più famose della Val Formazza. Per la discesa potete decidere se percorrere nuovamente il sentiero della risalita oppure potete scendere verso l'alpe Vannino, tornando in direzione Valdo (punto in cui vi è la seggiovia del Segersboden) o a Canza. Se scegliete una di queste due opzioni è consigliabile lasciare un'auto qui per poi tornare a Morasco punto di partenza della vostra escursione. 

BREVE STORIA DELL' ALBERO DI NATALE


Come vuole la tradizione in molte case i primi di dicembre si decora l'albero...altri aspettano l'8 per ornare l'abete con balocchi e lucine...ma vi siete mai chiesti quando ebbe inizio l'usanza di avere l'albero di Natale?


Le prime notizie...

Molto probabilmente la consuetudine dell'albero in occasioni festive è nata in ambito pagano: l'abete è una pianta sempreverde e i sacerdoti celti fecero di questo albero un simbolo di vita onorandolo durante le cerimonie.
Anche i Romani alle calende di gennaio erano soliti regalare un rametto, di una pianta sempreverde, come auspicio di buona fortuna.
L'idea dell'abete come rappresentazione della vita eterna venne ripresa dai cristiani che lo trasformarono in uno dei molti simboli legati a Cristo. 
Nel corso dei secoli le leggende attorno all'albero di Natale sono state molto numerose e fantasiose, così come le teorie sulla scelta della pianta. L'abete fu voluto dai Cristiani fra tutti gli altri sempreverdi per la forma triangolare: una chiara rappresentazione della Santa Trinità. 

...notizie più recenti

In Estonia i documenti riportano che già dal 1441 si erigeva un abete nella piazza del municipio, attorno all'albero donne e uomini non sposati danzavano alla ricerca della propria anima gemella.
L'albero di Natale così come lo conosciamo oggi apparve invece per la prima volta in Germania, nel 1611, grazie alla Duchessa di Brieg. Secondo la leggenda la nobildonna aveva già fatto decorare il suo castello per festeggiare il Natale, quando ad un certo punto si accorse che in una delle sale era rimasto un angolo completamente vuoto. Per questo motivo la duchessa ordinò che dal giardino del castello venisse reciso e trapiantato un abete, per essere poi portato in un vaso in quell'angolo spoglio della sala.
In Francia, nel 1840, un'altra donna, la duchessa d'Orleans, fece addobbare il primo abete di Natale. I cattolici però a seguito della riforma di Lutero iniziarono a considerare protestante l'usanza di decorare l'abete per celebrare le festività natalizie.


La leggenda più bella...

...narra di un taglialegna che, di rientro a casa dopo una lunga e faticosa giornata a tagliare la legna nel bosco, in una gelida notte di dicembre, si trovò di fronte ad uno spettacolo che lo lasciò senza parole: la luce della luna si rispecchiava facendo risplendere i rami di un pino completamente ghiacciato ed anche le stelle si riflettevano luminose in essi! L'uomo rimase talmente colpito ed estasiato da questa visione che cercò di riprodurre qualcosa di simile per la moglie, che in quel momento lo aspettava a casa. Il taglialegna abilissimo nel suo mestiere decise così di recidere un piccolo pino, lo decorò con candeline e nastri bianchi, per tentare di rievocare lo spettacolo che aveva ammirato grazie al pino gelato e lo portò a casa. L'albero, tanto bello quanto candido, piacque molto a tutti gli abitanti del piccolo paese in cui abitava la coppia, grandi e piccini ne furono talmente entusiasti che decisero che da quel momento in poi ognuno ne avrebbe decorato uno nelle proprie case.

La commercializzazione dell'albero di Natale

I primi pini furono venduti in America, a New York a partire dal 1850, provocando enormi disastri nelle foreste da cui venivano recisi; l'allora presidente Theodore Roosevelt cercò di limitare i danni dell'azione di disboscamento natalizio e si rifiutò di decorare la Casa Bianca con alberi di Natale.
Per cercare di tutelare boschi e foreste, che in inverno erano sempre più spogli, dal 1880 in Germania si iniziarono a produrre i primi alberi di Natale artificiali, con due importanti vantaggi: la salvaguardia delle zone verdi dall'azione di disboscamento e una maggiore resistenza al peso di balocchi e addobbi rispetto ai veri abeti. 


Qualunque sia la vera storia della diffusione della tradizione dell'albero di Natale ciò su cui tutte le fonti concordano è che porta con se' magia, gioia e festosità.

FIKA TIME



FIKA termine svedese che non può essere tradotto con una corrispondente parola italiana, ma che si riferisce ad un tipico rituale da spendere con amici, colleghi di lavoro o famigliari. E' un momento di pausa, di evasione e di stacco, da compiere sorseggiando un caffè, una tisana o un tè caldo e sgranocchiando un dolcetto. 


FIKA è un verbo, un sostantivo  e un tipico modo di vivere degli svedesi. 

La parola fika ovviamente ben si presta a facile ironia, ma in Svezia rappresenta una tradizione profondamente radicata nella cultura del paese, è forse uno dei componenti nordici più conosciuti per ridurre lo stress lavorativo.
Fika deriva dal vocabolo kaffe ed indica una sorta di pausa caffè che però si discosta molto dal nostro immaginario di break (al bancone di un bar o davanti ad una macchinetta).
Questa interruzione dai ritmi lavorativi si ripete più volte al giorno, alle ore 10:00 e 15:00 il break è obbligatorio, ma possono esserci anche più pause oltre alle due principali. Quando la fika avviene sul posto di lavoro ci si mette comodi con i propri colleghi per rilassarsi, chiacchierare e ossigenare un po' il cervello.
La famosa pausa svedese secondo molti studiosi non è un momento per bighellonare, ma un vero e proprio momento di scambio, socializzazione e confronto, incrementando la produttività, per questo motivo in Svezia molte aziende l'hanno resa un momento necessario all'interno della giornata lavorativa dei dipendenti. Fare fika oltre a sorseggiare una bevanda calda implica anche consumare un dolcetto, in particolare biscotti, torte, snack, frutta secca o i buonissimi panini allo zafferano.
Secondo la tradizione svedese nel XIX secolo  la fika era molto viva tra gli anziani, in occasione di riunioni e visite a casa agli ospiti si dovevano offrire almeno sette tipi di torte , panini o snacks da accompagnare al caffè. Con il passare del tempo la fika si è sempre più diffusa negli ambienti di lavoro pubblici e privati, diventando un importante momento di socializzazione con i colleghi.

LAGO DI RESIA...ESISTE DAVVERO!!



...la leggenda narra che in certi giorni ancora oggi si possano udire le campane del campanile risuonare dal fondo del lago... 

  • Lunghezza: 6,5 km
  • Larghezza: 1 km
  • Capacità: 120.000.000 metri cubi


Dove si trova?

Il Lago di Resia si colloca nella parte occidentale dell'Alto Adige, a Curon Venosta (in provincia di Bolzano), nei pressi del Passo di Resia, quasi al confine con l'Austria. Il bacino alpino è situato ad un'altezza di 1498 m s.l.m. .

Curiosità sul nome...

In tedesco il lago è noto come Rechensee. Nel 1300 le notizie che giungono fino a noi ci riferiscono che esso veniva chiamato Seen auf der Malserhaide, dal 1770 inizia a diffondersi la denominazione Rescher See.

...un po' di storia

Chi si trova a dover transitare dal Passo di Resia o decide di venire a visitare il lago rimane subito colpito da un particolare: il campanile che spunta dalle acque! Fino al 1948 in questa zona c'erano due piccoli laghi il Lago di Resia e il Lago di Curon, divisi tra loro da un enorme spazio verde. Allora come oggi l'intero paesaggio è dominato dal massiccio dell'Ortles. 
Dove oggi si innalza il campanile, sorgeva un tempo l'antico paese di Curon; gli abitanti del piccolo borgo alpino erano circa 670 e vivevano grazie ad un'economia prevalentemente agricola completata dall'allevamento di bestiame.
Nel 1920 a seguito dell'annessione dell'Alto Adige all'Italia vengono avviate le pratiche per la costruzione di una centrale idroelettrica a Sluderno e per creare un invaso nella zona di Resia e Curon attraverso il quale il livello dell'acqua sarebbe stato innalzato di circa 5 metri. L'autorizzazione venne concessa, ma non fu mai presentato un progetto di esecuzione.
La concessione fu comprata dalla Società per l'Energia Elettrica Montecatini; nel 1939 da Roma si autorizzò un progetto che conteneva una variazione: il livello dell'acqua avrebbe dovuto essere innalzato di 22 metri, non 5 come previsto in origine. La modifica fu esposta nell'albo comunale, ma in lingua italiana (non compresa e parlata da tutti che prediligevano lingue e dialetti tedeschi) e venne  presentata in maniera confusa insieme ad altre deliberazioni, così non venne prestata l'attenzione che meritava. A otto giorni dalla pubblicazione il segretario comunale annunciò l'attuazione del progetto ottenendo l'espropriazione dell'intero paese. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale ritardò l'inizio dei lavori, anche se nel frattempo si diede inizio alla confisca dei terreni privati con una svalutazione quasi totale del prezzo di mercato.
Gli abitanti del vecchio paese ricevettero un risarcimento calcolato in metri cubi, senza poter sollevare alcuna obiezione; inoltre il denaro a causa del conflitto subì un'ulteriore svalutazione. L'espropriazione interessò 700 ettari di terreno agricolo! L'unica speranza di potersi opporre della popolazione fu l'appoggio dell'esercito di occupazione tedesca aspettativa elusa dopo la fine della guerra.
I lavori di costruzione furono annunciati nel 1947, ma nonostante le perizie dei geologi sottolinearono l'impossibilità di sostenere la pressione di 120 metri cubi di acqua le prime operazioni presero inizio. Tutti si adoperarono per evitare l'avvio dei lavori, il parroco di Curon e il vescovo di Bressanone si rivolsero anche al Papa, ma tutto fu invano. Per cercare di venire incontro agli abitanti disperati si procedette solo ad una rivalutazione degli immobili. 

Creazione del lago artificiale

Il 1 agosto 1949 furono serrate le chiuse dei due laghi già esistenti per iniziare una parte del nuovo invaso, in un anno il livello dell'acqua aumentò di 11 metri. Una parte del paese di Resia fu inondata, l'acqua giunse anche vicino a Curon provocando negli abitanti indignazione dato che con questa azione si testava la resistenza della diga. Nell'inverno tra il '49 a il '50 gli abitanti di Curon rimasero nelle loro case, poi dovettero decidere se insediarsi sul pendio del loro amato paese o trasferirsi altrove con il risarcimento forzato che avevano ottenuto. Solo 35 famiglie con molto coraggio rimasero.
Nel maggio del 1950 furono riesumate le salme dal vecchio paese di Curon e riposte nel nuovo cimitero (che oggi si può vedere sulla collina di Sant'Anna). I paesani abbandonarono con molta difficoltà le case, averi e ricordi, molti rimasero nelle loro abitazioni finché il livello dell'acqua non giunse al primo piano, poi si trasferirono nelle soffitte ed infine tutti furono obbligati ad evacuare. 
Il 16 luglio 1950 le campane della chiesa suonarono per l'ultima volta alle ore 20:00 dopodiché furono tolte dal campanile. Nei giorni successivi si tentò di abbattere la chiesa risalente al 1800 con cariche esplosive, ma senza riuscirvi subito. Il campanile venne risparmiato dalla demolizione grazie alle leggi sulla tutela delle Belle Arti.

Il campanile

Il campanile della chiesa risale al 1357, una testimonianza molto antica dell' architettura sacra del piccolo borgo cancellato dalla costruzione del lago. Oggi la torre campanaria rimane ferma e immobile, innalzandosi dalle acque, una muta testimonianza della triste sorte di un paese completamente cancellato. 
In una giornata uggiosa come quella in cui ho visitato io il lago il campanile sembra quasi esprimere i lamenti e le grida disperate di chi non voleva separarsi dalla sua abitazione. 
Osservatelo in silenzio, abbiate rispetto per un luogo dal passato molto doloroso, ma cercare di immaginare come poteva essere la vita di quel borgo sorto in un luogo così incantevole. 

Quando sono andata a Resia? 

Ho fatto tappa a Resia durante un weekend trentino trascorso a Bolzano i primi di settembre 2017. Il clima come potete notare dalla foto non era dei migliori, pioggia, nebbia e freddo, le condizioni che meglio si accompagnano secondo me alla storia del luogo. Ho visto sul web molte foto del Lago di Resia ghiacciato e forse l'inverno e il freddo lo rendono un posto ancor più affascinante, misterioso e quasi leggendario. 
Con la macchina potete arrivare direttamente di fronte al campanile, ma se doveste raggiungere la località in primavera o in estate ho notato alcuni percorsi escursionistici facili per avere una visione del lago da vari punti di vista e con una visuale sopraelevata!


PICCOLO DOCUMENTARIO STORICO: https://www.youtube.com/watch?v=NS8IVNMFfVg

DOVE HO TROVATO LE INFORMAZIONI STORICHE?

In un bar vicino al parcheggio vendevano a 3 euro un piccolo opuscolo che ripercorre la storia del Lago di Resia "Il campanile e il suo passato" E. G. Kollemann.


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STOCCOLMA...LA CAPITALE DEL NATALE


Stoccolma in breve: otto informazioni utili


  1. Paese: Svezia
  2. Monete: corona svedese (1 euro=10 corone)
  3. Lingua: svedese, inglese parlato e compreso da tutti
  4. Documenti: carta d'identità valida o passaporto in corso di validità per i cittadini italiani
  5. Ora: stessa dell'Italia
  6. Sito per info turistiche  
  7. Bancomat e carte: bancomat sono diffusi ovunque, con le carte è possibile fare acquisti persino in panetteria
  8. Dall'aeroporto: i voli low cost atterrano in genere ad Arlanda, 42 km dal centro città, i collegamenti sono garantiti con qualsiasi condizione meteo (al mio arrivo nevicava) e sono molto frequenti nell'arco della giornata. Con il bus ho impiegato circa 20 minuti.


Stoccolma è la capitale della Svezia, situata nella penisola scandinava, sorge su un arcipelago situato sul Mar Baltico che comprende 14 isole, tra una e l'altra è possibile fare tour e gite in barca o spostarsi semplicemente con i numerosi traghetti. Come molti di voi avranno potuto intuire dai precedenti contributi che ho pubblicato sulle usanze nordiche amo molto questi paesi, sia per il loro modo di vivere, che per il cibo e i paesaggi che regalano. Lo scorso anno non smentendomi ho deciso di visitare questa città a dicembre con il coinvolgente clima natalizio che la contraddistingue, dal 16 al 19, dopo aver trovato un buon volo a circa 100 euro con Easyjet.  La stagione invernale in Svezia è molto rigida, le temperature scendono sotto lo zero e le ore giornaliere di luce sono davvero poche, ma l'atmosfera che l'inverno regala vi farà dimenticare il gelo e gli strati di abbigliamento tecnico che avete addosso per sfuggire alla morsa del freddo. 

DAY 1 Skansen- museo del Vasa

Il primo giorno, poco dopo l'arrivo nella città, visto il meteo non troppo clemente per i giorni successivi ho deciso di andare subito a Skansen.  
Lo Skansen è un enorme museo all'aperto, uno dei principali punti di interesse della città, chiunque è stato a Stoccolma decide di venire a farvi un giro. Si colloca a fianco di una collina in una vasta area verde (in occasione della mia visita era tutto innevato), l'intento di Skansen è quello di ripercorrere il passato svedese tramite costruzioni, edifici tradizionali, capanni e tipiche abitazioni, inoltre sono presenti esemplari di fauna locale tra cui alci, lupi, renne ed orsi. L'ingresso è a pagamento, ma ne vale sicuramente la pena, osservare specie rare a pochi metri di distanza è davvero un'emozione difficile da provare altrove. All'interno di uno degli edifici è stata collocata la bottega del vetraio: entrando si possono ammirare le forme elaborate da masse di vetro incandescente, la temperatura del forno è di 1130 gradi! 
Oltre alla bottega del soffiatore di vetro in alcune recuperate ci sono anche una panetteria, attualmente ancora in attività, un ufficio postale, una banca, un orto botanico, una vecchia scuola, un'officina, un orto botanico, la residenza di Hazelius, capanni da giardino, un campo sami, un orto comunitario tutt'oggi in funzione e una villa padronale. Nella piazzetta principale a Skansen in occasione del Natale vengono allestiti piccoli mercatini all'aperto. Tutti i giorni i palchi vengono animati con attività folkloristiche e da comparse in costumi storici.
Non lontano da Skansen è il Vasamuseet uno spazio in cui è custodito la celebre nave da guerra Vasa. L 'imbarcazione lunga 69 metri e alta quasi 49 fu nel 1628 motivo di orgoglio per la corona svedese, ma dopo pochi minuti dalla messa in acqua a causa della sua mole la barca si rovesciò trascinando con sé molte delle persone che erano a bordo. Nel percorso museale viene illustrato il complicato lavoro di recupero e restauro del Vasa inquadrandone il contesto storico. 
Con una lunga passeggiata dal Vasamuseet fino alla stazione centrale dei treni (zona in cui si trovava l'albergo) ho attraversato alcune delle vie principali della città, sempre con il naso all'insù per sbirciare le stelle di natale e i candelabri svedesi posizionati alle finestre delle case. Nonostante la neve avesse iniziato a scendere leggera ricordo che in me sentivo una sensazione di calore e felicità!

DAY 2 Gamla Stan- Södermalm

Gamla Stan rappresenta il cuore di Stoccolma, il centro storico e geografico. Dalle vie tortuose e acciottolate sorgono imponenti chiese rinascimentali, palazzi in stile barocco e piazzette medievali; gli edifici dalle forme particolarissime hanno colori pastello delicatissimi e sono decorati da luce fioca, come se fossero rimasti in un imprecisato tempo passato. In questo quartiere le gallerie d'arte, i negozi di souvenir, ristoranti e locali sono in ogni angolo, così come gli scorci che vi imporranno una "sosta fotografia" ogni due minuti! 
Giusto per ammirarne l'esterno ho fatto una piccola tappa davanti al palazzo Palazzo Reale e a quello del Parlamento Svedese. A Gamla Stan vi è anche il Nobelmuseet, il Museo del Nobel, con un'esposizione che vi porta alla scoperta del celebre premio tramite allestimenti, cortometraggi  e interviste a personaggi illustri.
Una pausa per scaldarvi le mani con un infuso speziato e per ritemprarvi con una kanelbulle è d'obbligo in uno dei tanti caffè che animano il quartiere.
Dopo una mattinata spesa a gironzolare nel quartiere di Gamla Stan ho deciso di trascorrere il pomeriggio a Södermalm, l'isola più meridionale di Stoccolma che ospita moltissimi negozi di vestiti di seconda mano (ho trovato uno splendido colbacco di pelo sintetico a soli 4 euro) e da cui si può godere di una prospettiva a 360° sullo skyline cittadino. In questa parte di Stoccolma la vita notturna è molto viva, qui si trovano i locali più trendy! Una tappa immancabile a Södermalm è il Fotografiska un elegante museo dedicato agli appassionati, qui vengono organizzati anche prestigiosi corsi di fotografia e si tengono molte manifestazioni culturali. Il sobborgo di Söder essendo molto frequentato da artisti ha un aspetto molto bohémien: gallerie d'arte, librerie, bar con musica dal vivo, tea room ed elegantissimi spazi di design si intervallano tra loro nelle viuzze in cui tutto sembra quel qualcosa in più rispetto al resto della città.


DAY 3 Östermalm- shopping time

L'ultimo giorno ho deciso di visitare le ultime cose che mi interessavano e di dedicarmi allo shopping! 
Ad Östermalm si trovano due eccellenti musei: Historiska Museet e Kungliga Biblioteket. La prima struttura custodisce la collezione storica nazionale, slitte risalenti all'Età del Ferro, un'imbarcazione vichinga e manufatti rinascimentali; l'esposizione abbraccia quasi 10 mila anni di storia e cultura svedese, è un must se siete appassionati della materia. La biblioteca è collocata in una zona verde, all'interno troverete una copia di ogni testo edito in Svezia a partire dal 1661.
Ovviamente lo shopping è un'attività che non può certo mancare nei viaggi...a Stoccolma vi imbatterete spesso in un negozietto che si chiama Lagerhous un negozio di articoli per la casa, ma soprattutto con candele dai profumi più disparati. Penso di essere entrata in tutti i Lagerhous della città! Le candele sono state l'acquisto migliore, hanno un'ottima profumazione e costano pochissimo, ma ho fatto scorta anche di prodotti di cartoleria molto particolari. Come anticipato prima nel quartiere Söder troverete molti negozi di abbigliamento di seconda mano, se vi piace il genere vintage dovete entrare e "spulciare" all'interno, purtroppo avendo con me solo il bagaglio a mano ho dovuto trattenermi, ma i pezzi che avrei potuto portare a casa a prezzi davvero ridicoli sarebbero stati tantissimi!

Conoscete il design svedese?

Sicuramente tutti sanno che l'Ikea è svedese e dopo qualche ora spesa a gironzolare per Stoccolma vi renderete conto che la città è come un museo di design contemporaneo vivente. Tutto ha stile, nulla è ordinario, qualsiasi oggetto della vita quotidiana è un esempio di stile e innovazione...insomma i tratti distintivi del popolo svedese sono eleganza, innovazione e cura dei particolari in cui un ruolo molto importante giocano la natura e l'artigianato.
Per osservare ed immergersi nel design svedese basta scegliere di girare a piedi per le vie di Stoccolma mantenendo gli occhi vigili e ben aperti, non dovete lasciarvi sfuggire nessun dettaglio! Molti negozi e catene con punti vendita sparsi per la città vi consentiranno di vedere da vicino gli oggetti con cui gli svedesi riempiono e decorano le loro case.

Cucina svedese

La cucina tradizionale si basa su ingredienti semplici, comuni e di facile reperibilità. Le polpette svedesi sono uno dei piatti maggiormente conosciuti, tra le altre specialità c'è l'husmanskost, piatto a base di pesce e patate con preparazioni diverse a seconda della varietà ittica con cui si cucina o il pytt un pasticcio di carne e patate servito con rape a fette e sormontato da un uovo fritto.
In Svezia il brunch si chiama Smörgåsbord un vero e proprio pasto a buffet che viene organizzato soprattutto durante le festività invernali. Il glögg infine è una bevanda tipica del periodo natalizio, calda e super speziata si consuma insieme a mandorle secche, nel nostro albergo era disponibile gratuitamente in enormi bollitori da accompagnare con biscotti allo zenzero.

Stoccolma in breve consigli di una vagabionda

Panini allo zafferano: durante il vostro soggiorno a Stoccolma non potete non assaggiare i panini allo zafferano, un dolce squisito e leggero che ho scelto più volte per il break pomeridiano con un buon tea caldo. I migliori panini allo zafferano da me testati sono stati quelli a Skansen, all'interno del parco c'è un piccolo ma delizioso locale in cui i camerieri vi serviranno con costumi tipici.


Kanelbulle: la maggior parte delle mie colazioni sono state a base di cappuccio e kanelbulle, nota anche come cinnamon rolls, un rotolino lievitato alla cannella con zuccherini. E' un dolce nato in Svezia negli anni venti del XX secolo, diffuso come prodotto per la colazione o dessert in nord Europa e in America. In Svezia è particolarmente popolare e viene spesso consumato nel fika, la tradizionale pausa caffè con il dolce.


Candelabri svedesi e stelle di Natale luminose: in occasione del Natale le finestre delle case vengono decorate con luci davvero fantasiose, dalle forme più strane, ma tutte tese a dare quel senso di calore e di dolce benessere che le abitazioni svedesi vogliono infondere a chi le abita e a chi da fuori le osserva. I candelabri insieme alle stelle di carta sono le due forme luminose che non mancano mai in case, uffici e negozi. 
Se queste forme di decorazione vi interessano le trovate anche nei negozi  Ikea in Italia.


Respirate ed osservate la hygge che vi circonda: come anticipato in un precedente articolo in Svezia ci si riferisce ad essa con il termine lagom. La felicità e la semplicità degli svedesi si farà percepire nelle piccole cose, le luci, i profumi e i sapori che proverete a Stoccolma vi infonderanno un profondo senso di hygge, stimoleranno in voi la voglia di leggere un libro osservando dalla finestra il cadere dei fiocchi di neve, vi faranno fare un abuso sconsiderato di tisane e vi porteranno semplicemente ad apprezzare di più le cose e i gesti della vita di tutti i giorni!





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PANCAKES SUPER SOFFICI




Quanti di voi guardando il film "Matilda sei mitica" non ha mai sognato di mangiare quei fantastici pancakes che la bambina prepara in una delle scene iniziali? Da piccola mi sono sempre chiesta come si facesse a preparare quelle che allora definivo frittelle, ma crescendo ho realizzato che quei dischetti perfetti altro non erano che i pancakes!
I pancakes sono una colazione gustosissima, veloci e facili da preparare si possono gustare in tantissime varianti a seconda delle preferenze di ognuno di noi, io li adoro con lo sciroppo d'acero e qualche mirtillo (che compro quando sono di stagione).

INGREDIENTI:

  • 75 gr di farina (io uso quella integrale, ma va benissimo la tipo 1, 0 o 00)
  • 2 uova e 1 albume 
  • 50 gr di latte 
  • 50 gr di zucchero (io non lo metto...preferisco abbondare con lo sciroppo d'acero)
  • 5 gr di lievito per dolci

PREPARAZIONE:

  • Separate i tuorli dai bianchi. Gli albumi andranno montati a neve (io uso il bimby che monta alla perfezione, ma con uno sbattitore elettrico avrete comunque un ottimo risultato).
  • In una ciotola lavorate i tuorli con lo zucchero (se decidete di metterlo) in modo da ottenere un composto spumoso.
  • Ai tuorli aggiungete il resto degli ingredienti mescolando energicamente con una frusta, quando il composto sarà ben amalgamato aggiungete gli albumi mescolando dal basso verso l'alto delicatamente per non smontarli.
  • In una padella antiaderente sciogliere mezzo cucchiaino di burro per non fare attaccare l'impasto quando verrà versato.
  • Con un mestolo (la dimensione varia a seconda della grandezza dei vostri pancakes, io preferisco una circonferenza piccola, quindi mestolo piccolo).
  • Quando i pancakes si gonfieranno girateli con la paletta, la colorazione dorata vi farà capire quando sono pronti.
Una volta preparati mi piace posizionarli "a torretta" al centro del piatto per poi annaffiarli di sciroppo d'acero, ma sono ottimi anche con della marmellata, crema di nocciola o della frutta fresca. Solitamente non ne avanzano, ma se non riusciste a consumarli tutti potete conservarli in frigorifero per la merenda o per la colazione del giorno dopo!

Monte Zeda



Lo Zeda (come tutti gli escursionisti lo chiamano) è sicuramente uno dei punti più panoramici della Val Grande, impossibile non scattare foto perfette con una vista del genere! Il monte si raggiunge passando dal Verbano (zona bassa Val Grande), si tratta di un'escursione facile, mediamente impegnativa e con un leggero dislivello. La vista che si ha una volta giunti in cima riempie gli occhi: il massiccio del Monte Rosa, laghi prealpini, la pianura sconfinata e se la giornata è limpida in lontananza si possono scorgere le Alpi Marittime e gli Appennini a oriente; la Val Pogallo e la bassa Val Grande a occidente.
Il Monte Zeda  2156 m è uno dei "duemila" valgrandini più conosciuti. Si tratta di una vetta brulla e sassosa, da cui dipartono tre creste: a sud con il Pizzo Marona (di poco più basso 2051 m) una linea si abbassa al Pian Cavallone, alla Colma di Cossogno e termina nelle colline sopra Intra; ad oriente una seconda linea dolce si innalza con il Bavarione, lo Spalavera e il Morissolo; a nord una terza linea, la più rude e selvaggia corre tra la val Pogallo e la val Cannobina.

La salita in breve:

Partenza: Passo Folungo (1370 m)
Dislivello: 790 m
Difficoltà: Sentiero escursionistico, richiede un minimo di esperienza del territorio montano e calzature adeguata a fondo sconnesso.
Accesso: Raggiunta Intra, salire a Premeno, quindi al Piancavallo, proseguire per Colle, qui si prosegue con la strada sterrata per raggiungere l'Alpe Archia e infine il Passo Folungo dove si lascia la macchina (se lasciate il mezzo a Colle calcolate un paio di ore in più).
Tempo: 2h e 30 (senza pause).
Punti d'appoggio: bivacco di Pian Vadà (due bivacchi, quello più grande normalmente è chiuso le chiavi si prendono al Parco, il più piccolo ha all'interno letti a castello e una luce).

Dal Passo Folungo (passo del "faggio lungo") si risale l'ampio costolone seguendo la traccia ben evidente, segnalata anche da numerosi cartelli. Durante la risalita vi troverete direttamente catapultati all'interno delle linee fortificate della Grande Guerra, di cui potete leggere notizie e approfondimenti dalla segnaletica. La vista già da questo punto è molto ampia: montagne, distese erbose e lago!
Raggiunta la sella di Pian Vadà troverete un punto d'appoggio e una fontana per l'acqua, qui prima del 1944 sorgeva il rifugio del CAI distrutto dai nazifascisti, ora al suo posto  è stata posata una nuova struttura prefabbricata. Oltrepassato il bivacco si prosegue lungo la mulattiera, continuando su un falsopiano fino all'inizio dell'ultima salita, il percorso è evidente e si scorge la vetta, il dislivello finale è di circa 300 m risalendo direttamente il costone.

Volete approfondire le vostre conoscenze sulla Val Grande? Se vi servono informazioni su sentieri ed itinerari vi consiglio di acquistare la guida del Parco:

"Parco Nazionale Val Grande. Sentieri, storia e natura." Paolo Crosa Lenz, Giulio Frangioni, Grossi Editore.

OPS MI SONO AMMALATA...WANDERLUST!


Wanderlust...cosa significa?

Si sa che i tedeschi nel corso dei secoli hanno coniato una miriade di parole per esprimere qualsiasi cosa e anche negli ultimi anni non si sono certo smentiti! WANDERLUST è un vocabolo che arriva dalla Germania, può essere tradotto con "voglia di viaggiare esagerata tanto da diventare una vera smania del viaggio". Si tratta dunque di una parola che cerca di esprimere uno stato d'animo, una sensazione, un desiderio, ma anche uno stile di vita sempre più diffuso ai giorni nostri. 
Chi soffre di Wanderlust sente un desiderio sfrenato di vedere nuovi posti in giro per il mondo e prova una necessità impellente di partire verso nuove avventure, un vero e proprio impulso che alle volte diventa irrefrenabile.

Etimologia di Wanderlust...

"Wandern" camminata - "Lust" desiderio, voglia.

Nell'accezione originaria del termine con Wanderlust si definiva una "persona che ama stare all'aria aperta, a cui piace fare lunghe camminate e vedere il mondo". Oggi la parola ha subito un'evoluzione andando a ricoprire un nuovo significato, molto più ampio e profondo.

Essere malati di Wanderlust

Molti definiscono la Wanderlust una vera e propria patologia, una malattia di cui sempre più persone sembrano soffrire oggi: chi la prova soffre psicologicamente quando non può partire e prova sofferenza emotiva se si è costretti a stare a casa con la consapevolezza che fuori c'è un intero mondo da scoprire. La sindrome di Wanderlust non colpisce solo chi ha intrapreso viaggi lunghi o ha visitato luoghi remoti del pianeta, affligge chiunque abbia effettuato una trasferta abbracciando l'avventura e la scoperta dell'ignoto. 

Sintomi della Wanderlust

  1. Insofferenza quando ti trovi a casa. Non vi è un vero e proprio motivo, ti senti semplicemente infelice e insoddisfatto, hai un solo pensiero fisso: il prossimo viaggio.
  2. Provi felicità solo quando sei in viaggio. La routine ti spegne e rende apatico...insomma ti sembra di essere vivo davvero solo quando viaggi.
  3. Nostalgia dei viaggi passati. I tuoi pensieri sono sempre rivolti alle esperienze di viaggio che hai già intrapreso, non riesci a godere del presente perché hai in mente quel viaggio che ti ha cambiato la vita. 
....forse se ti rivedi in uno di questi sintomi potresti soffrire di Wanderlust anche tu! La cura? solo una VIAGGIARE, ESPLORARE E CONOSCERE POSTI NUOVI, VICINI E LONTANI.

ALSAZIA: LA REGIONE DELLE FIABE


Quanti di voi girovagando su Instagram non si sono mai imbattuti in fotografie di Colmar? A me è capitato spesso di vedere scatti di questa famosissima località e di molti altri paesini dell'Alsazia, la regione francese collocata sulla sponda occidentale del Reno a ridosso delle confinanti Svizzera e Germania. Incuriosita dalla bellezza di questi luoghi così magici e dai colori sgargianti ho proposto a mia sorella e ad un'amica un road trip in questa parte di Francia in occasione delle vacanze di Pasqua.
La distanza che separa Domodossola dalla tappa principale del viaggio Colmar è di circa 370 km che abbiamo percorso con una piccola tappa in Svizzera in circa 5 ore (rispettando i limiti di velocità...in Svizzera le multe sono salate!).L'Alsazia è una regione molto piccola, forse una delle più piccole superfici che compongono lo stato francese, ed essendo da sempre una terra di confine, a lungo contesa, risente ancora oggi delle influenze degli stati confinanti. Strasburgo è la città principale, la più grande e popolosa, ma nel territorio alsaziano in prevalenza pianeggiante e collinare, sono sorti paesini e borghi che sembrano usciti direttamente dal film d'animazione Disney "La bella e la bestia".

DAY 1  Riquewihr-Strasburgo-Colmar

La prima tappa di questo viaggio è stato il piccolissimo paese di Riquewihr. Si tratta di un magnifico borgo medievale, con case colorate a graticcio, visitarlo è come fare un tuffo nel film Disney. Sul territorio del borgo sorgeva un antico insediamento romano di cui sono rimasti i resti delle mura e di una torre di avvistamento; in una mezz'ora circa riuscirete a girare per tutti i vicoli in cui potrete ammirare le antiche case che risalgono al XV e XVI secolo. Riquewihr è stato inserito nell'elenco dei più bei villaggi di Francia ed è una delle tappe di chi decide di seguire la Via dei vini d'Alsazia.
Dopo una breve sosta nelle colline per un pranzo veloce abbiamo proseguito verso Strasburgo, una cittadina che non mi "ispirava" molto, ma che vista la sua importanza in quanto sede del Parlamento Europeo mi sembrava doveroso visitare. Centro cosmopolita e città molto vitale Strasburgo conserva un centro storico ricco di testimonianze del passato; la Cattedrale di Nostra Signora nel cuore della città mi ha stupita, è un capolavoro dell'arte gotica che custodisce al suo interno spazi e vetrate che ricordano molto Notre Dame di Parigi. Se avete tempo entrate nella chiesa per assistere al cambio dell'ora del prezioso orologio astronomico rinascimentale. Essendo Strasburgo una città di dimensioni maggiori rispetto al precedente borgo, quindi molto caotica, dopo aver passeggiato lungo le sponde le fiume Ill, affluente del Reno, ci siamo concesse una crepe nell'antico quartiere Petite-France. Questa parte di città è diventata patrimonio dell' Unesco: le tipiche casette a graticcio dai tetti spioventi si specchiano nei canali del fiume Ill creando un’atmosfera romantica e suggestiva che vi porterà indietro nel tempo.
A Colmar siamo arrivate verso le 18, giusto in tempo per un piccolo aperitivo con un bicchiere di vino bianco alsaziano. L'atmosfera suggestiva di Colmar, "la piccola Venezia" ci ha subito colpite appena varcata la soglia del centro cittadino, poco distante dal nostro alloggio. Le case a graticcio colorate all'imbrunire regalano scorci meravigliosi e dopo aver gironzolato qua e la ammirando le decorazioni pasquali sistemate in ogni angolo abbiamo cercato un locale in cui cenare. Purtroppo la maggior parte dei ristoranti (la sera prima di Pasqua) erano completamente pieni e la nostra scelta obbligata è ricaduta su un'osteria tipica che da fuori ci ispirava molto...la prima cena purtroppo è stata davvero deludente!
(Leggi le mie recensioni su tripadvisor)

DAY 2 Colmar-Eguisheim

Il risveglio la domenica di Pasqua è stato stupendo! Nelle colorate viuzze di Colmar è pieno di cafè e tea room in perfetto stile francese, la giusta location per gustare una  petit dejeuner (colazione) con croissant e cappuccio, macaron e caffe o con una fetta di torta e una tazza di tè caldo. 
Anche in questo caso si tratta di un borgo molto piccolo, da girare a piedi per scoprire le meraviglie che il centro storico custodisce: canali, strette vie, casette colorate con tonalità pastello, piccole chiese gotiche, palazzi storici costruiti con la locale pietra arenaria rossa, botteghe artigianali e il mercato coperto. La città vecchia è un labirinto di stradine in cui non potrete fare a meno di immortalare ogni angolo, anche se nel periodo da noi scelto le foto erano disturbate dai turisti che affollavano Colmar. 
Abbiamo deciso di concederci il pranzo di Pasqua in un piccolo bar-ristorante che sembrava la stanza di una casa delle bambole: stampe, porcellane, ninnoli e oggetti anni '30 decoravano ogni parete del locale.
Dopo aver visitato Colmar, su consiglio della gentilissima signora presso cui eravamo ospiti, abbiamo trascorso il pomeriggio a Eguisheim il villaggio più bello d'Alsazia, a mio parere molto più caratteristico della stessa Colmar. Eguisheim ha ottenuto diversi riconoscimenti nazionali e internazionali legati alla produzione vinicola e alla coltivazione dei fiori. Questa cittadella fortificata con una cinta muraria a doppia parete costruita a scopo difensivo, vi stupirà per la bellezza delle stradine concentriche in cui spuntano le tipiche case a graticcio addossate alle mura e impreziosite dai balconi fioriti. Su alcune pareti delle case si sono conservate iscrizioni che indicavano le botteghe degli antichi mestieri come il bottaio o il fornaio, altre rivolgono invocazioni a Dio per richiedere protezione dagli incendi che più volte hanno devastato il borgo. La bellezza del paesino è data anche dalla presenza del Castello di San Leone, risalente al VIII secolo, che si affaccia sull'omonima piazza attorniato da una cinta muraria di forma ottagonale. Se deciderete di fare una tappa ad Eguisheim ricordate di alzare lo sguardo e di osservare i tetti di case, chiese e palazzi...qui potrete vedere i grossi nidi delle cicogne bianche che volteggiano magnifiche sopra al borgo posandosi qua e la. Noi siamo state fortunate e abbiamo potuto ammirare questi splendidi volatili in volo e accovacciati all'interno del nido, un avvistamento che non  mi era mai capitato di fare. 
Eguisheim ci è piaciuta davvero molto, si respira un'atmosfera fiabesca, quasi surreale, per questo abbiamo fatta una piccola tappa anche sulle colline che la circondano per un piccolo aperitivo fai da te (birrette e patatine) con un panorama molto suggestivo impreziosito dalle luci del tramonto.

DAY 3 Colmar-Mulhouse

L'ultimo giorno poiché a mio parere non ero riuscita a gustare fino in fondo l'atmosfera di Colmar ho deciso di fare la "levataccia" uscendo alle 6 con mia sorella per vedere l'alba. Lo sforzo di uscire di casa così presto è stata ripagata dalla bellezza di questo posto alle prime luci del giorno, senza nessuno per le strade, l'unico rumore che abbiamo sentito è stato quello del gas di due mongolfiere che in quel momento stavano sorvolando il villaggio...un'immagine davvero fantastica che abbiamo prontamente immortalato! Ultima tappa del nostro road trip in Alsazia è stata Mulhouse, un po’ francese, un po’ svizzera e anche un po’ tedesca, è la "capitale industriale" della regione. Il cuore della cittadina è Place de la Réunion, la piazza su cui si affaccia il municipio in perfetto stile rinascimentale, con doppia scalinata di accesso e facciata affrescata e il Temple Saint-Étienne, la chiesa protestante più alta di Francia in stile neogotico.Anche qui nonostante si tratti di un centro maggiore le case sono caratteristiche per i colori accesi e per l'architettura, ma la presenza di negozi contemporanei vi riporterà alla realtà dopo i precedenti giorni passatoi nel mondo delle fiabe!


    ALSAZIA DA NON PERDERE I CONSIGLI DI VAGABIONDA:


  • Assaggiate la tarte flambèe! Una specie di focaccia con base di impasto lievitato, che viene steso in maniera molto sottile, ricoperto tradizionalmente con cipolle, pancetta e una crema a base di panna acida ed erbe, viene poi cotto in forno a temperatura molto alta e il suo aspetto finale ricorda molto quello della pizza. 

  • Aperitivo con un calice di vino alsaziano! I vini dell'Alsazia costituiscono un'eccezione all'interno del sistema di qualità dei vini francesi poiché è l'unica zona in cui è consentita l'indicazione nell'etichetta, per motivi tradizionali, del nome dell'uva con cui si producono i vini. Riesling Renano, Gewurztraminer, Pinot Grigio o Tokai d'Alsazia, Pinot Bianco, Sylvaner, Crémant d'Alsace e Moscato...non c'è che l'imbarazzo della scelta sia per la tipologia di vino che per la cantina in cui degustarlo! 

  • Merenda alla boulangerie! Se ami i dolci, prodotti salati lievitati o semplicemente sei alla ricerca di qualcosa di sfizioso entra in una panetteria alsaziana...uscirai con almeno tre sacchettini di leccornie da testare.

  • Fai una passeggiata nei borghi alle prime luci dell'alba, i colori, il silenzio e l'atmosfera di lasceranno davvero senza parole.

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HYGGE




...HYGGE significa creare un’atmosfera accogliente e godersi il bello della vita con le persone care. Il bagliore delle candele è hygge, come mettersi comodi e guardare un film insieme alla persona amata. Non c’è niente di più hygge che starsene seduti tra amici e familiari chiacchierando delle piccole e grandi cose della vita. Forse la hygge è la ragione per cui i danesi sono tra le persone più felici al mondo...


...HYGGE è un modo di essere, è la nostra voglia di condividere, è la sensazione di sentirsi protetti, sicuri, in un rifugio caldo. E' un'esperienza individuale, ma al contempo di comunione con gli altri e con i luoghi in cui troviamo stabilità e certezze. HYGGE rafforza i legami, dà valore al presente e avvicina le persone, è la sensazione di pienezza e appagamento...

HYGGE...che strana parola! Questo vocabolo di origine danese è profondamente radicato nelle lingue e culture nordiche (anche se a seconda dei paesi assume sembianze diverse, ad esempio in Svezia è noto come LAGOM). Può essere pronunciato in vari modi Hùgge, Hàigghe, Igghe, ma la vera difficoltà che il termine comporta è quella di spiegare cosa esprime esattamente.
Apparve per la prima volta in un testo danese intorno alla fine del XVIII secolo, da quel momento è entrato a far parte della lingua. Il termine hygge può essere applicato a qualsiasi cosa e i danesi lo utilizzano per tutti gli aspetti della vita quotidiana, da sempre il suo significato riconduce all'idea di “benessere”. Due anni fa, hygge è stato inserito tra le nuove parole nell'Oxford Dictionary e da qualche tempo la parola ha iniziato a diffondersi anche in Italia suscitando curiosità e conquistando in breve tempo molta popolarità, tanto che numerosi libri dedicati all' Hygge sono stati tradotti nella nostra lingua.
Ciò su cui le diverse lingue concordano è la difficoltà di definizione di un concetto molto ampio. La maggior parte dei libri e articoli che ho letto quando mi sono approcciata per la prima volta all' hygge la definiscono come "l'arte di creare atmosfera e benessere", "una compagnia confortevole", "una tazza di cioccolata o una tisana a lume di candela", "sensazione di felicità". Su un'altra cosa le varie definizioni che ho trovato sembrano essere tutte d'accordo: hygge si lega ad esperienze e alle atmosfere più che agli oggetti, sono emozioni che si provano.
Spesso la hygge viene associata alla felicità e come quasi tutti sanno la Danimarca è uno dei Paesi più felici al mondo...che sia dovuto in parte proprio alla larga diffusione della hygge? Qualche anno fa sono stata a Copenaghen in Danimarca e devo dire che si respira benessere e serenità in ogni angolo della città; dalle finestre delle case si scorgono le luci soffuse e i davanzali vengono decorati con lampade di carta e oggetti che catturano l'attenzione di chi passa infondendo sensazione di "casa" e calore.  
Il Natale rappresenta secondo me il momento più hygge di tutto l'anno! La casa cambia la propria veste con decorazioni natalizie, candele, lucine, stare insieme diventa più frequente e si allentano i ritmi frenetici della vita quotidiana; in questo speciale periodo le "occasioni hygge" non mancano. Hygge per me è stare a casa la domenica, quando fuori piove, preparare le cinnamon rolls da gustare appena sfornate accompagnate da una tazza di te' caldo avvolta in un plaid!

Vi consiglio qualche titolo per approfondire la vostra conoscenza sull' HYGGE:

  • "HYGGE. La via danese alla felicità" Meik Wiking, Mondadori (17,90 euro)
  • "HYGGE. Il metodo danese dei piaceri quotidiani" Louisa Thomsen Brits, Sperling & Kupfer (15,90 euro)
  • "La felicità con il metodo Hygge" Susanne Schaller, Demetra (10 euro)


FARE LA VALIGIA NON E' MAI STATO COSI' SEMPLICE

Quante volte ci siamo innervositi preparando la valigia? Quante volte abbiamo dovuto rinunciare a portare con noi qualche accessorio, souvenir o un cambio in più? Per evitare che la preparazione del bagaglio diventi uno stress prima della partenza vi suggerirò alcuni trucchetti che utilizzo quando devo preparare il mio borsone da viaggio.

 1. Quale valigia scegliere?

E' importante scegliere il tipo di bagaglio a seconda del viaggio che si deve intraprendere. 
  • Per i viaggi più wild e avventurosi la scelta migliore ricade sullo zaino (meglio se da trekking), è comodo per gli spostamenti e perfetto per esplorare in treno, macchina ed aereo!
  • Se il viaggio che vi aspetta comprende spostamenti con vari mezzi di trasporto il borsone è un'ottima scelta, quelli morbidi sono i più facili da riempire e possono essere facilmente sistemati in cappelliere, bagagliai e sotto i sedili...inoltre se scegliete un modello con molte tasche potrete infilarci qualcosa in ogni momento!
  • Il trolley è la valigia più comoda per i viaggi aerei. Prima di scegliere il trolley più adatto a voi e al viaggio è fondamentale verificare le misure, che a seconda delle compagnie aeree potrebbero variare, così come il peso. I trolley sono la soluzione più usata per i viaggi brevi, un comodo bagaglio a mano che può essere riempito fino a 10 chili, ma ci sono anche trolley di dimensioni maggiori per viaggi lunghi con un peso massimo di 30 chili.

2. Fai una piccola lista di ciò che ti servirà nel viaggio.

Se sei troppo indeciso su cosa portare e cosa lasciare a casa per il viaggio schiarisciti le idee mettendo nero su bianco ciò che intendi portare con te. Le liste sono importanti, aiutano a fare chiarezza e a evitare di rubare posto in valigia, ma soprattutto impediscono di dimenticare a casa le cose essenziali!

3. Pianifica gli outfit mettendo tutto sul letto.

Cerca di pianificare già gli abbinamenti tra i capi d'abbigliamento che vuoi portare nel tuo viaggio, posizionali sul letto per verificare che siano interscambiabili tra loro e se ti accorgi di avere tirato fuori dall'armadio troppe opzioni procedi con una scrematura. Secondo la mia esperienza è meglio portare indumenti molto versatili che si possano indossare sia durante il giorno che la sera, meglio se di colori neutri in modo da poterli abbinare più facilmente, magari anche con vestiti che comprerete durante il viaggio! Solitamente per la partenza indosso un paio di jeans che occuperebbero in valigia spazio in più e giacchetta /felpa, insomma le cose maggiormente voluminose.

4. Sistemare i vestiti nella valigia...la parte più temuta!

Questo è il passaggio più difficile e temuto nella preparazione della valigia, sia alla partenza che al ritorno!  Sul fondo della valigia (se scegliete il borsone o lo zaino) è meglio a mio avviso sistemare le cose più pesanti e ingombranti, seguono i vestiti, intimo, accessori e beauty case. Da qualche tempo dopo aver visto un video su youtube ho iniziato ad utilizzare una tecnica molto efficace per inserire in vestiti nella valigia: l'arrotolamento. Se riuscite a piegare arrotolando maglie, vestitini, pantaloni, top e camicie (con i bottoni chiusi per mantenere la forma) riuscirete ad ottimizzare lo spazio al meglio. Dopo aver creato tanti salsicciotti con i vestiti li inserisco divisi per occasione (giorno, notte, mare...) nei sacchettini trasparenti dell' Ikea. Se porterai in viaggio più paia di scarpe puoi riempirle con i calzini, in modo da non deformarle; gli accessori possono essere infilati nei sacchetti tra gli abiti, così come gli accessori per la macchina fotografica (bastone, treppiedi...). 
Nel beauty case che io metto per ultimo, dopo aver inserito tutto il resto, sistemo solo i prodotti essenziali per la mia skin care routine, se viaggio con il bagaglio a mano in particolare utilizzo esclusivamente campioncini e prodotti di small size, se ti manca qualcosa puoi sempre comprarlo al tuo arrivo.

5. Pesa la valigia come ultimo step.

Non dimenticare mai di pesare il tuo bagaglio prima di metterti in viaggio soprattutto se il tuo mezzo di trasporto è l'aereo. In molti casi le compagnie aeree sono molto fiscali, sia con il bagaglio a mano che con quello da stiva, i chili di troppo possono costare fino a 25 euro al chilo!

GRANOLA HOMEMADE

La granola o muesli è un mix croccante e super energetico di cereali misti e frutta secca o cioccolato, ideale come snack da spizzicare o come colazione da accompagnare allo yogurt e al latte.
La ricetta che ho trovato su pinterest è molto facile e permette di risparmiare parecchio rispetto a quella industriale che si trova al supermercato…arriva a costare anche a 5 euro per 250 grammi di prodotto!  

La granola o muesli autoprodotta può essere conservata in barattoli con chiusura ermetica fino a 10-12 giorni, il gusto e la croccantezza rimangono intatti come appena fatti.


INGREDIENTI:
150 gr di fiocchi d’avena
200 gr di frutta secca (io uso mix di frutta)
80 gr di uva sultanina (se non vi piace potete evitare o sostituire con altro)
60 gr di acqua
65 gr di sciroppo d’acero (che potete sostituire con miele, sciroppo d’agave)
30 gr zucchero di canna
30 gr olio di semi di girasole

PROCEDIMENTO:
  • Tagliate grossolanamente la frutta secca che si presenta in pezzi troppo grossi (come le noci o le mandorle)
  • Mescolate gli ingredienti secchi lasciando l’uvetta da parte
  • In una padella abbastanza capiente (che possa contenere tutto il mix di cereali) versare lo sciroppo d’acero, olio e acqua
  • Cuocete a fuoco basso per 5-6 minuti continuando a mescolare finché il composto non diventerà uno sciroppo ben amalgamato 
  • Togliere dal fuoco e aggiungere il mix di cereali amalgamando bene tutti gli ingredienti 
  • Tostare in padella a fuoco basso per 15 minuti aggiungete l’uvetta negli ultimi 4 minuti di cottura 
  • Terminata la tostatura togliere dalla padella e lasciare raffreddare in un recipiente 
  • Conservare in barattoli ermetici

HO CAMPERIZZATO LA MIA JEEP!!

Uno dei tanti sogni nel cassetto (che per ora rimangono lì dentro chiusi) è quello di avere un furgone vintage con cui poter girare il mondo. Ho cercato qualche affare, ma i prezzi e le condizioni dei mezzi che ho trovato non erano per niente allettanti…quindi ho trovato un’alternativa e ho deciso di “camperizzare” la mia macchina una Hyundai Santa Fe ereditata da mia mamma.

In realtà per rendere il baule della macchina un luogo confortevole in cui dormire non serve molto, ma per farlo al meglio è necessario trovare i giusti oggetti da collocare nei buchi più opportuni.

Premetto che il mio fuoristrada è un vecchio modello del 2006, fortunatamente l’auto è sempre stata ben tenuta e ad oggi nonostante abbia già tredici anni funziona ancora perfettamente (anche se in queste ultime settimane fa strani cigolii). La Santa Fe all’interno è molto spaziosa, ha 5 posti con 5 porte, il tetto è dotato di porta pacchi su cui un domani potrei fissare la Maggiolina, altro sogno nel cassetto, la famosa tenda da piazzare sulla macchina, ma ahimè anch’essa troppo costosa per le mie tasche!

Lo spazio in macchina non manca quindi quando l’idea di renderla un luogo in cui poter dormire ha iniziato a farsi insistente nella mente quindi ho iniziato il progetto stilando una lista delle cose che mi sarebbero servite per raggiungere il risultato finale. La maggior parte degli strumenti necessari alla “camperizzazione” li ho acquistati alla Decathlon il famoso negozio sportivo che ha una vasta gamma di prodotti per il campeggio con un buon rapporto qualità prezzo.


Cosa mi è servito?

  • Materasso matrimoniale gonfiabile da campeggio (Decathlon 25/30€)
  • Pompetta usb per il materasso (Amazon)
  • Cuscino da campeggio (Decathlon 5€, ma spesso io porto il guanciale del letto)
  • Lenzuolo con cui coprire il materasso e rendere la location più gradevole e instagrammabile
  • Lucine con cui creare atmosfera (Ikea 3€)
  • Lampadario di carta per esterno a energia solare (Ikea 7€)
  • Bandierine tibetane (2€ alla Fiera dell’Artigianato a Milano, ma ci sono anche Amazon)
  • Doccia da campeggio (Amazon 20€) io la utilizzo solo per viaggi lunghi
  • Fornelletto, pentole e stoviglie da campeggio (me le hanno regalate per il compleanno)
  • Tavolo e sgabelli pieghevoli (Decathlon 15€ e 5€ ciascun sgabello) che lascio sempre in macchina sul fondo del bagagliaio
  • Mini barbecue portatile (Amazon 16€)
  • Air sofa (Amazon 25€) poltrone gonfiabili comode per leggere o rilassarsi e amaca (Decathlon 10€)
  • Cassette di legno per riporre gli oggetti divisi per categorie (le ho trovate in giro, fuori dai negozi di frutta e verdura, in cantina, al mercato, ma le vendono anche all’Ikea)
  • Copertine varie, della pesantezza che varia a seconda della stagione, sacco a pelo

Quando decido di campeggiare con la macchina, a seconda della durata dei pernottamenti, scelgo piazzamenti il più possibile panoramici per potermi svegliare la mattina con una vista 360 gradi…meglio ancora se in montagna. Per poter sistemare il materasso tiro giù i sedili posteriori e una volta gonfiato lo preparo con il corredo per la notte; una volta pronto il mio “giaciglio” apro tavolo e sedie e metto su l’acqua per la cena con il fornello da campeggio. Per comodità e praticità la cena è quasi sempre a base di prodotti in busta liofilizzati minestre, noodles (sai che bon alle verdure sono spaziali) o una semplice pasta tonno e olive. Al calar della notte quando la luce diventa sempre più tenue sistemo le lucine sul portellone del baule in modo che scendano rendendo ancor più piacevole la location e indosso il frontalino. Una volta cenato mi piace rilassarmi sull’amaca se ci sono alberi su cui fissarla o sull’air sofa, è bello leggere, ascoltare un po' di musica e se sono in compagnia fare una partita a carte. La mattina, dopo una rilassante nottata con i suoni della natura che hanno cullato il mio sonno, faccio colazione e ritiro tutto riponendo i vari oggetti nelle cassette.
In occasione di vere e proprie trasferte con la jeep lascio il materasso aperto sui sedili posteriori e se non trovo aree sosta con bagno e doccia (come capita nella maggior parte dei casi) attacco la mia doccina portatile sul retro della macchina e mi lavo in modo molto alternativo e wild!

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