QUATTRO PASSI PER DOMO

D come Domodossola! Ecco la frase che salta subito alla mente quando si pensa a Domodossola la città in cui sono nata e cresciuta, questa associazione è stata resa famosa da Mike Buongiorno, lo storico conduttore del programma La ruota della fortuna.

Si tratta di una cittadina di circa 18 mila abitanti situata nella provincia del Verbano Cusio Ossola, si trova nella regione Piemonte immersa in un contesto paesaggistico straordinario. La posizione in cui Domodossola è sorta strategica: adagiata sul fondovalle del fiume Toce è il centro di convergenza delle valli ossolane. A Domo (abbreviazione con cui noi domesi ci riferiamo alla nostra città) si respira ancora il sapore della storia che nel corso dei secoli ha contribuito a darne l’aspetto odierno.

IL BORGO DELLA CULTURA, UN PO’ DI STORIA….

Resti e testimonianze archeologiche danno notizia della presenza umana in Ossola fin da epoca immemore ed i ritrovamenti di utensili, armi e suppellettili informano che insediamenti dovevano essere già presenti in zona almeno dal Neolitico. Si trattava di cacciatori e raccoglitori di frutti prima e di pastori, agricoltori e ricercatori di minerali poi, che contribuirono alla conoscenza della regione, al dissodamento dei campi e all’ azione di bonifica delle zone di pascolo.

Gli storiografi antichi che accennarono all’ Ossola furono pochi, tra loro Tolomeo parla di Oscella Lepontiorum, regione abitata dai Leponzi, popolo di cui risulta molto difficile stabilire l’origine. L’Ossola fu successivamente conquistata dai Romani ed elevata al grado di municipio diventando Provincia delle Alpi. Tuttavia in seguito alla caduta dell’Impero romano essa subì feroci invasioni da parte dei barbari: i palazzi furono distrutti e gli abitanti ridotti in schiavitù. Durante il regno di Teodorico, re degli Ostrogoti, si formarono le prime opere di difesa e fortificazione del territorio sul colle della Mattarella. Al VI secolo risalgono le prime testimonianze del Cristianesimo in Ossola: una lapide funeraria nei pressi di Domodossola e la fonte battesimale di Montorfano a Mergozzo.


Il dominio dei Longobardi in Ossola fu caratterizzato da violenze e saccheggi; subentrarono poi i Franchi e con Carlo Magno fu rivitalizzato il feudalesimo. Molti dei territori erano in possesso del Vescovo di Novara Litfredo che fece costruire ad Oscella il suo castrum novum (castello), seppur il suo dominio si estendesse soprattutto sulla città di Novara e nelle zone attorno al Lago d’Orta.

Nell’anno 1014 il vescovo Pietro ottenne, con un solenne diploma, il dominio feudale dell’Ossola: l’egemonia della chiesa durerà per circa tre secoli. Nel corso del Trecento le periodiche incursioni da parte dei Vallesani e le accanite lotte tra la fazione dei guelfi presenti in maggioranza nel borgo domese con quella dei ghibellini, costrinsero gli Ossolani a chiedere la protezione di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano. Nel marzo 1381, all’interno dell’attuale Palazzo San Francesco, venne firmato l’atto di dedizione con cui i Visconti si impegnavano a proteggere gli abitanti dell’Ossola in cambio di un compenso in denaro di 750 fiorini annui.

Il particolare interesse di Milano per l’Ossola è fondamentale per capire gli esiti della questione svizzera, ovvero dei ripetuti tentativi svizzeri di conquistare il territorio durati quasi tre secoli. Per i Vallesani e per gli Svizzeri la conquista dell’Ossola significava l’incontrastato controllo dei transiti e dei pedaggi mercantili, verso i granai della Lombardia oltre che una più facile difesa militare dei loro confini. Le pretese vallesane sull’Ossola furono definitivamente stroncate nel 1487 con la battaglia tra il vescovo di Sion, appoggiato da truppe mercenarie, e gli ossolani affiancati dalle milizie sforzesche. La campagna bellica si concluse con lo scontro finale a Crevoladossola, il 28 aprile e la definitiva disfatta elvetica pose fine una volta per tutte alle rivendicazioni svizzere in terra ossolana.

Una delle personalità di maggiore rilievo sul territorio ossolano nel Cinquecento fu il condottiero Paolo Della Silva, esponente della nobile famiglia di Crevoladossola. L’aristocratico ossolano militò nelle truppe del condottiero Gian Giacomo Trivulzio al soldo del Re di Francia, per il quale condusse numerose battaglie. A Paolo Della Silva si deve la costruzione dell’omonimo palazzo di Domodossola, uno dei migliori esempi di dimora patrizia rinascimentale in Piemonte.

Alla famiglia dei Visconti succedette, fino al 1535 circa, quella degli Sforza e sotto il loro dominio venne firmato nel maggio 1517 il trattato di pace di Ponte Tresa che sanciva che Stabio ed altre terre vicine a Mendrisio appartenessero ai dodici Cantoni Elvetici mentre i milanesi conservavano il possesso di Domodossola. In seguito alla caduta di Ludovico il Moro, Domodossola subì per due secoli la dominazione spagnola che si tradusse in un lungo periodo di lotte intestine tra le diverse fazioni.

La dominazione spagnola in Ossola durò dal primo trentennio del 1500 fino al 1700 e fu un periodo particolarmente infausto. Oltre ai cambiamenti climatici si aggiungono il continuo passaggio degli eserciti, carestie, pesti e tensioni tra le fazioni civili. Anche il banditismo divenne, a partire dalla metà del Cinquecento fino alla metà del Seicento, una piaga dilagante in Ossola. Contro tale problema il governo spagnolo si limitò a lanciare allarmi e la sua lotta per estirparlo fu occasione di enormi spese da parte delle comunità locali, obbligate a restituire quanto veniva sottratto ai mercanti in transito che venivano depredati dai banditi.

Un anno importante del XVII secolo fu il 1656 quando per opera dei due frati cappuccini Andrea da Rho e Gioachino da Cassano (appartenenti al convento di Domodossola) sorse il Sacro Monte Calvario posto sulle antiche rovine della Mattarella. Con l’appoggio dei cittadini di Domodossola prese avvio la costruzione del grandioso complesso monumentale dedicato alla passione di Cristo.

Dopo una breve dominazione austriaca, con il Trattato di Worms del 1743, l’Ossola passò interamente alla famiglia dei Savoia. Grazie a Vittorio Emanuele I Domodossola divenne capoluogo della Provincia Ossola, ma nel 1859 il decreto Rattazzi soppresse la provincia istituendo il circondario dell’Ossola come suddivisione della Provincia di Novara. I progetti per collegare la Lombardia ed il Piemonte con il Vallese e i paesi transalpini nacquero già a metà Ottocento, tuttavia passeranno ancora cinquant’anni prima che diventassero realtà con il grande traforo del Sempione. Ciò che premeva maggiormente alla regione ossolana era un rapido collegamento con il resto delle regioni subalpine per toglierla dall’isolamento in cui ancora versava. Per l’esattezza solo all’inizio del Novecento, il 19 maggio 1906, il re Vittorio Emanuele III inaugurava il Traforo del Sempione. L’apertura di questa importante via di comunicazione trasformò non solo la cittadina di Domodossola, ma l’Ossola stessa rendendola una delle vie più importanti del traffico internazionale a livello europeo.

Nel settembre del 1910 nella campagna di Domodossola si verificò il tragico atterraggio di Geo Chavez il primo trasvolatore delle Alpi. L’aviatore di origini peruviane partì da Briga, in Svizzera e riuscì a trasvolare il Passo del Sempione, ma l’aereo cedette in fase di atterraggio precipitando rovinosamente; il pilota ferito in modo grave morì pochi giorni dopo all’ospedale domese di San Biagio.

Il secolo scorso vide inoltre crescere la prosperità della Val d’Ossola: il numero delle industrie e le centrali idroelettriche richiamarono lavoratori da ogni parte d’Italia, in particolare dal sud. La Prima Guerra Mondiale che richiese sacrificio di vite umane a tutto il paese costò cara anche all’Ossola che contò numerosi caduti.

La valle non rimase indifferente neanche alla Seconda Guerra Mondiale e alla dittatura fascista: i movimenti di liberazione fecero sì che dal 10 settembre al 23 ottobre 1944 Domodossola diventasse capitale della Repubblica Partigiana dell’Ossola dichiarata indipendente durante la Resistenza. Durante i 43 giorni di libertà il territorio venne progressivamente liberato e gestito in modo democratico dalla giunta provvisoria di Governo presieduta da Ettore Tibaldi riunita nel Palazzo di Città a Domodossola.


COSA VEDERE A DOMODOSSOLA?

La città come riflesso della sua storia è molto ricca di monumenti e di testimonianze del passato.


Piazza Mercato. Il "salotto di Domodossola" come viene definita dai cittadini, cuore della città, è caratteristica per i suoi portici che sanno di Medioevo e per le case a balconate con loggette (è un luogo molto bello da fotografare sia con il cielo blu che con nuvole grigie o con la neve). I capitelli delle colonne, che sostengono archi romanici e gotici scompagnati, sono finemente scolpiti e recano nelle testate gli stemmi, in parte scalpellati, delle grandi famiglie ossolane, quelle che formavano le consorterie contrapposte degli ’spelorci’ e dei ‘ferrarii’, sempre in lotta per la preminenza nel borgo. Nella piazza si susseguono bar e botteghe, gelaterie e negozi, non c’è che l’imbarazzo della scelta per la prospettiva da cui poter ammirare la piazza, bella da ogni angolo!

Sulla facciata di palazzo De Rodis (ora sede di mostre), famiglia di antica nobiltà antigoriana, una lapide posta nel 1891 ricorda Berengario I vescovo di Novara che nel 917 concesse al borgo il diritto di aprire il sabato di ogni settimana il mercato riscuotendone in cambio una tassa. Il mercato di Domo esiste da sempre, si può dire! Ai nostri giorni la piazza è il luogo delle grandi manifestazioni civili e folkloristiche: a carnevale vi si festeggia con polenta e sciriui (salamini) il matrimonio della Cia di Briona con il Togn della Motta le maschere tradizionali della città. Negli ultimi anni il carnevale è molto sentito e l’intera città si colora di giallo in occasione delle celebrazioni.


Via Briona. Si apre dalla Piazza del Mercato, la via è stretta fra case dai tetti in piode; da sempre fu la strada dei mercanti e anche oggi è una via commerciale con negozi, botteghe e cafè. Via Briona sovrastata dalla Torre del Vescovo, così come la vicina piazza è molto suggestiva all’imbrunire con le luci soffuse e un’atmosfera che richiama il passato.


Antiche mura. Sono poche le tracce della cerchia pentagonale di mura che un tempo proteggevano la città. Una parte dell’antico tratto si è conservato in prossimità della Torretta Medievale; nel 1300 il borgo domese era munito di cinta muraria ed era sovrastato da un castello che divenne guarnigione militare, ma quasi del tutto demolito nel corso del XIX secolo per il passaggio della strada napoleonica verso il Sempione. La Torretta oggi restaurata e perfettamente conservata è un esempio di costruzione quadrata costruita con blocchi di beola estratti dalle cave del colle di Mattarella.


Quartiere Motta. Si colloca in uno dei quartieri più antichi della città, Motta è un toponimo che ricorda l’accumulo di ghiaia e sassi riversato dal torrente Bogna durante le piene Cinquecentesche. Al centro della Motta c’è Piazza Fontana, con una fontana di forma ottagonale sovrastata da un obelisco del 1844, nelle vicinanze la caratteristica Via Carina in cui le abitazioni hanno le balconate lignee di ispirazione walser.


Palazzo San Francesco. La struttura è molto particolare perché è stata edificata sui muri perimetrali di una chiesa Trecentesca dedicata a San Francesco; a metà dell’Ottocento sorse l’omonimo palazzo che venne poi acquisito dalla Fondazione Galletti che ne ricavò spazi in cui esporre le collezioni museali e in cui collocare la biblioteca. Il Palazzo fu un luogo importante nella storia della città poiché qui venne firmato nel 1381 l’atto di dedizione dell’Ossola ai Visconti e tra il XV e XVI secolo si tennero quattro concili provinciali. Oggi Palazzo San Francesco è aperto in occasione di mostre che si svolgono all’interno di un contesto davvero meraviglioso: varcata la soglia l’interno svela subito la sua natura di ex edificio religioso e conserva alcuni affreschi e colonne originali.


Palazzo Silva. È uno degli esempi di costruzione gentilizia rinascimentale meglio conservata della regione subalpina, si tratta della dimora che il casato dei Silva possedeva a Domodossola. Paolo della Silva fu capitano valoroso al soldo del re di Francia e personaggio di spicco in Ossola nella prima metà del XVI secolo. Il palazzo fu costruito in due momenti tra il XIV e il XVII secolo, all’interno custodisce una pregiata scala a chiocciola in serizzo costruita con un unico pezzo; una piccola corte è annessa alla costruzione con manufatti in pietra e marmo. Le incorniciature delle finestre sono in marmo di Crevola, al pianterreno e al primo piano i fregi recano il motto dei Silva, Humiltas alta petit; quelle del secondo piano invece riportano motti religiosi. L’area a ponente della casa ( affacciata sull'attuale piazza Chiossi) in origine era occupata dal 'brolo’, il giardino con pozzo ed annesso frutteto, caratteristico delle case signorili dell'epoca, era delimitato da un muro di cinta nel quale era inserito il portale a sesto acuto, ora esposto nella corte dei marmi e che probabilmente appartenne alla preesistente casa medioevale.

Il palazzo, acquistato dalla Fondazione Galletti nel 1882, fu restaurato sotto la direzione del pittore Vittorio Avondo tra il 1884 e il 1889; all’aspetto attuale hanno contribuito interventi successivi non solo di manutenzione. Lo scioglimento della Fondazione Galletti ha comportato il passaggio del suo patrimonio, e quindi anche di palazzo Silva, al comune di Domodossola.

Palazzo Silva è visitabile durante il periodo estivo con orari fissi e visita guidata.


Palazzo Mellerio. La costruzione porta il nome del conte Giacomo Mellerio, personaggio di spicco della cittadina; fu acquistato l’allora Convento delle Orsoline per farne la sede delle scuole primarie per bambine e il progetto interessò poi un complesso di scuole superiori. Mellerio affidò il progetto all’architetto Gian Luca della Somaglia che costruì un palazzo dalle linee molto fini con quattro porticati a cinque colonne di serizzo che si affacciano su piazza Rovereto.


Collegiata (Chiesa di San Gervasio e Protasio). Edificio religioso a tre navate con sei cappelle e altare maggiore realizzato con marmi policromi. Costruita fra il 1792 e il 1798 per restaurare il precedente edificio Quattrocentesco durante i lavori precipitarono due navate e fu quindi necessario porre mano ad un piano di ricostruzione generale, la facciata fu terminata solo nel 1954. Il protiro appartiene alla chiesa precedente, conserva il portichetto barocco affrescato e il portale romanico risalente a una più antica chiesa della città. Gli affreschi conservati all’interno della chiesa sono stati realizzati da alcuni dei più importanti artisti vigezzini, maestri delle decorazioni pittoriche.



Passeggiare per Domodossola è molto piacevole, alzando il naso si possono ammirare gli antichi tetti in piode delle case da cui si elevano le canne dei camini fumanti durante l’inverno e sullo sfondo, come in un quadro le montagne. Il paesaggio è bello in qualsiasi stagione: con i toni marroni, rossi, gialli e arancioni dell’autunno, con il bianco della neve e il grigiore dell’inverno, con il verde primaverile e con la luce calda del sole in estate.

L’atmosfera che si respira per le vie è rilassata, tipica di una tranquilla città di montagna, per questo è bello attardarsi la mattina (quando non si lavora) in Piazza Mercato, sorseggiare un cappuccio di soia da Sali e Pistacchi leggendo un libro o studiando come fanno molti studenti. Mi piace osservare le anziane signore che quotidianamente espongono nei banchetti della piazza orgogliose ortaggi, frutta e fiori provenienti dai loro orti, il tutto a km0!

Anche il clima a mio avviso è molto piacevole, soprattutto negli ultimi anni l’inverno è diventato molto meno rigido. La città è piccola e spesso non offre molte opportunità a noi giovani, ma è comunque un posto vivibile, in cui si sta decisamente bene, le montagne sono a pochi passi e sembrano essere silenziose osservatrici dello scorrere della vita. Mi piace molto tornare “a casa” nella mia città quando trascorro qualche periodo lontano e ne sentivo la mancanza quando studiavo all’università ed ero in trasferta settimanale a Pavia.


Che fare a Domodossola? 4 dritte di Vagabionda!


- Assaggia la pida di Pier per un pranzo veloce, ma super gustoso! Questo piccolo locale è perfetto per una pausa pranzo senza appesantirsi; vengono servite vari tipi di piada romagnola ed è veramente squisita. La Pida di Pier si trova a pochi passi da Piazza Mercato.

- Non ti ispira il cibo vegano? Prova Sali e Pistacchi il ristorante-caffetteria della piazza principale ti farà vedere il cibo veggie sotto una nuova luce grazie a pietanze sane e gustose, sono molto buone anche le colazioni, leggere, ma con la giusta energia per affrontare al meglio la giornata!

- Birretta al Balabiòtt il nuovo grastropub di via Binda in cui degustare le birre ossolane prodotte a Domodossola, magari gustando un buon Hamburger.

- Passeggiata sul Corso, la via dello shopping domese.

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