6 BUONI AUSPICI PER IL 2020 DAL MONDO



L'anno nuovo è alle porte...usanze, tradizioni o scaramanzie del 31 dicembre sono tantissime e si differenziano tra loro a seconda dei luoghi in cui sono nate. Ognuno ha i suoi riti per cercare di attirare un po' di fortuna, soldi o la realizzazione di qualche sogno nel cassetto, ma c'è da dire che la scaramanzia per il nuovo anno è come l'oroscopo: nessuno ci crede, ma non si può mai sapere! 
Nel mondo le credenze legate a Capodanno sono molto curiose, ora vi svelo le mie preferite...l'anno scorso qualcuna ha funzionato, chissà magari si avvera anche il desiderio di qualcuno di voi! Il mio rito scaramantico per l'inizio del nuovo anno? Mettere la valigia fuori dalla porta e comprare una nuova guida come auspicio di intraprendere numerosi viaggi per l'anno che sta per arrivare. 

  • Se vi aspettate un 2020 ricco di avventure tenete a portata di mano un piccolo trolley e girate portandolo con voi tutto il 31 dicembre, in Colombia così facendo ci si assicura un nuovo anno sempre in movimento.
  • Altra usanza legata all'auspicio di numerosi viaggi per l'anno nuovo arriva dal Messico, dove la notte di San Silvestro si mettono fuori dalla porta valigia e zaino in modo da attirare futuri viaggi. Questo è il rito che seguo da tre anni e che dire...funziona!
  • Lanciatevi letteralmente dalla sedia come fanno alla mezzanotte in Danimarca i danesi per sprigionare energia positiva e scacciare via quella negativa attirando così la buona sorte per il 2020.
  • In Russia è usanza molto diffusa l'ultima notte dell'anno scrivere su bigliettini i propri desideri per il nuovo anno, inzuppare la carta nello spumante e poi bruciare tutto...questo farà avverare i vostri sogni scritti per il 2020.
  • Servono soldi e prosperità? No problem scattata la mezzanotte in Italia quasi tutti mangiano un piatto di lenticchie come rito augurale di prosperità per l'anno che verrà.
  • Vi piace mangiare? In Estonia il giorno di Capodanno si consumano ben sette pasti in modo da assicurarsi abbondanza per l'anno nuovo.

REGALI LAST MINUTE? BISCOTTI SPEZIATI HOMEMADE A COSTO ZERO



Mancano pochi giorni a Natale, ma sicuramente non tutti hanno terminato la corsa ai regali...non disperate con un semplice pensiero e una ricetta facilissima potrete fare bella figura! I biscotti di Natale sono sempre un regalo gradito e se fatti in casa non potranno che essere apprezzatissimi da chi li riceverà. Se siete creativi e vi piace cucinare potrete sbizzarrirvi con le decorazioni, i coloranti e le forme che darete ai vostri biscottini. 


INGREDIENTI:

  • 300 gr farina (io ho usato la tipo 1)
  • 150 gr burro (a temperatura ambiente)
  • 1uovo
  • 100 gr zucchero di canna (integrale nei miei biscotti)
  • 2 cucchiaini di zenzero in polvere
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere
  • 1/2 cucchiaino di chiodi di garofano in polvere

PREPARAZIONE:

  • Inserire in una ciotola gli ingredienti umidi e poi quelli secchi
  • Impastare (o con planetaria/bimby o a mano)
  • Una volta ottenuto un bel panetto compatto avvolgere con pellicola trasparente e riporre in frigorifero per circa 30 minuti
  • Su un piano spazioso stendere l'impasto con l'aiuto del mattarello ottenendo un foglio di circa 5 mm
  • Con le formine (le più indicate secondo me sono gli omini di zenzero) fare pressione sull'impasto, staccare il biscotto e riporre su una teglia foderata con carta forno, eseguiamo questa operazione finché l'impasto non sarà terminato
  • Infornare a forno caldo 180 gradi per 10-15 minuti (capiamo quando i biscotti sono pronti se coloriti leggermente)
  • Lasciare raffreddare e guarnire con glassa, zuccherini e cioccolato!

Nella terza fotografia ci sono i biscotti che ho preparato come regalo per colleghi, amici e parenti. Potete usare per l'imballaggio sacchettini alimentari (i miei di carta erano stati acquistati in stock all' Ikea almeno 5 anni fa) o in graziose scatole di latta...questo unito ad un bigliettino scritto con il cuore renderà i vostri biscotti un regalo che scalderà il cuore e delizierà il palato!

PASSO NEFELGIÙ VAL FORMAZZA



L'escursione al Passo Nefelgiù, 2583 m, è uno dei classici giri della Val Formazza, un sentiero ben segnalato, panoramico e adatto a tutti gli escursionisti! 
Una volta giunti in cima il panorama sulla diga del Vannino vi ripagherà pienamente della fatica (come nella foto). Si tratta di una gita adatta ai vari periodi dell'anno, in primavera e inverno meglio con gli sci d'alpinismo o con delle ciaspole, in estate e in autunno è probabile trovare residui di neve.

La salita in breve:

Partenza: Morasco 1743 m
Dislivello: 840 m
Difficoltà: Escursionistico, in alcuni tratti il terreno è sconnesso, meglio indossare scarponi da trekking e per la discesa consiglio bastoncini.
Accesso: Sponda sinistra diga di Morasco, potete lasciare la macchina al parcheggio collocato sotto il lago.
Tempo: 5h
Punti d'appoggio: Rifugio Bim Se (lo trovate al punto di partenza)

Una volta giunti in prossimità della diga di Morasco imboccate il sentiero sterrato (con sbarra solitamente abbassata) a sinistra, qui troverete le prime indicazioni sul tempo di percorrenza. Dopo circa un'ora di cammino, su un sentiero che vi darà una magnifica vista sul lago di Morasco giungerete all'Alpe Nefelgiù, caratterizzata dalla presenza di alcune baite. Una volta oltrepassata la baita più grande, a destra del pascolo, proseguite entrando nel vallone di Nefelgiù. Io ho scelto questo giro a metà agosto, in una giornata apparentemente soleggiata, ma una volta giunta in prossimità della baite mi sono imbattuta in un piccolo temporale, durato circa 20 minuti. Dopo aver percorso il vallone, su cui il sentiero prosegue con una pendenza minima, vi ritroverete a dover percorrere l'ultimo tratto, che sale rapidamente fino al Passo Nefelgiù. In alcuni tratti ho trovato ancora della neve, in fase di scioglimento, quindi il sentiero era attraversato da piccoli ruscelli che però non hanno ostacolato la mia salita.
Gli ultimi 45 minuti sono in pendenza, su una stradina in cui troverete materiale sassoso, resti di frane e smottamenti, ma una volta arrivati in cima al passo potrete osservare un panorama a 360 gradi che vi permetterà di riconoscere le vette più famose della Val Formazza. Per la discesa potete decidere se percorrere nuovamente il sentiero della risalita oppure potete scendere verso l'alpe Vannino, tornando in direzione Valdo (punto in cui vi è la seggiovia del Segersboden) o a Canza. Se scegliete una di queste due opzioni è consigliabile lasciare un'auto qui per poi tornare a Morasco punto di partenza della vostra escursione. 

BREVE STORIA DELL' ALBERO DI NATALE


Come vuole la tradizione in molte case i primi di dicembre si decora l'albero...altri aspettano l'8 per ornare l'abete con balocchi e lucine...ma vi siete mai chiesti quando ebbe inizio l'usanza di avere l'albero di Natale?


Le prime notizie...

Molto probabilmente la consuetudine dell'albero in occasioni festive è nata in ambito pagano: l'abete è una pianta sempreverde e i sacerdoti celti fecero di questo albero un simbolo di vita onorandolo durante le cerimonie.
Anche i Romani alle calende di gennaio erano soliti regalare un rametto, di una pianta sempreverde, come auspicio di buona fortuna.
L'idea dell'abete come rappresentazione della vita eterna venne ripresa dai cristiani che lo trasformarono in uno dei molti simboli legati a Cristo. 
Nel corso dei secoli le leggende attorno all'albero di Natale sono state molto numerose e fantasiose, così come le teorie sulla scelta della pianta. L'abete fu voluto dai Cristiani fra tutti gli altri sempreverdi per la forma triangolare: una chiara rappresentazione della Santa Trinità. 

...notizie più recenti

In Estonia i documenti riportano che già dal 1441 si erigeva un abete nella piazza del municipio, attorno all'albero donne e uomini non sposati danzavano alla ricerca della propria anima gemella.
L'albero di Natale così come lo conosciamo oggi apparve invece per la prima volta in Germania, nel 1611, grazie alla Duchessa di Brieg. Secondo la leggenda la nobildonna aveva già fatto decorare il suo castello per festeggiare il Natale, quando ad un certo punto si accorse che in una delle sale era rimasto un angolo completamente vuoto. Per questo motivo la duchessa ordinò che dal giardino del castello venisse reciso e trapiantato un abete, per essere poi portato in un vaso in quell'angolo spoglio della sala.
In Francia, nel 1840, un'altra donna, la duchessa d'Orleans, fece addobbare il primo abete di Natale. I cattolici però a seguito della riforma di Lutero iniziarono a considerare protestante l'usanza di decorare l'abete per celebrare le festività natalizie.


La leggenda più bella...

...narra di un taglialegna che, di rientro a casa dopo una lunga e faticosa giornata a tagliare la legna nel bosco, in una gelida notte di dicembre, si trovò di fronte ad uno spettacolo che lo lasciò senza parole: la luce della luna si rispecchiava facendo risplendere i rami di un pino completamente ghiacciato ed anche le stelle si riflettevano luminose in essi! L'uomo rimase talmente colpito ed estasiato da questa visione che cercò di riprodurre qualcosa di simile per la moglie, che in quel momento lo aspettava a casa. Il taglialegna abilissimo nel suo mestiere decise così di recidere un piccolo pino, lo decorò con candeline e nastri bianchi, per tentare di rievocare lo spettacolo che aveva ammirato grazie al pino gelato e lo portò a casa. L'albero, tanto bello quanto candido, piacque molto a tutti gli abitanti del piccolo paese in cui abitava la coppia, grandi e piccini ne furono talmente entusiasti che decisero che da quel momento in poi ognuno ne avrebbe decorato uno nelle proprie case.

La commercializzazione dell'albero di Natale

I primi pini furono venduti in America, a New York a partire dal 1850, provocando enormi disastri nelle foreste da cui venivano recisi; l'allora presidente Theodore Roosevelt cercò di limitare i danni dell'azione di disboscamento natalizio e si rifiutò di decorare la Casa Bianca con alberi di Natale.
Per cercare di tutelare boschi e foreste, che in inverno erano sempre più spogli, dal 1880 in Germania si iniziarono a produrre i primi alberi di Natale artificiali, con due importanti vantaggi: la salvaguardia delle zone verdi dall'azione di disboscamento e una maggiore resistenza al peso di balocchi e addobbi rispetto ai veri abeti. 


Qualunque sia la vera storia della diffusione della tradizione dell'albero di Natale ciò su cui tutte le fonti concordano è che porta con se' magia, gioia e festosità.