Uno dei tramonti più suggestivi di cui io abbia mai potuto godere? Sicuramente il mio pensiero va al 2021 e alla meta a cui tutti i viaggiatori aspirano: Capo Nord!
Capo Nord o Nordkapp, in lingua locale, è il punto più a nord della Norvegia continentale raggiungibile via terra. Come ho potuto constatare una volta giunta sul posto Nordkapp in realtà non è propriamente il punto più settentrionale d'Europa, questo titolo spetta infatti a Knivskjelodden (impronunciabile), che può essere raggiunto con un'escursione a piedi di circa 18 km andata e ritorno. Personalmente dopo aver visto alcuni video in rete questo luogo mi è sembrato meno spettacolare rispetto a Capo Nord, inoltre non essendo accessibile ai veicoli avrebbe comportato tempistiche non compatibili con i miei piani di roadtrip.
La scelta di raggiungere Nordkapp ad agosto 2021 si è rivelata tattica, per via o grazie alla pandemia dipende dai punti di vista, la famosissima località era praticamente senza il consueto via vai di turisti che solitamente affolla questo luogo remoto tanto ambito dai viaggiatori di tutto il mondo. Sicuramente anche per me questo traguardo ha significato il coronamento di un sogno e, soprattutto, ha segnato la tappa principale del viaggio che dopo 5077 km mi ha portata da Domodossola all'estremo Nord norvegese. Se ve lo state chiedendo sì ho deciso di prendere la rotta "alla larga" attraversando Austria, Slovacchia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia con una tempistica di circa due settimane e varie tappe con un furgone camperizzato.
Capo Nord si trova più vicino al Polo Nord che alla capitale norvegese Oslo, la sua latitudine 77°10'21" nord comporta uno dei fenomeni più suggestivi dell'emisfero boreale ovvero l'assenza di buio totale da metà maggio a fine luglio, in questo lasso di tempo infatti il sole non tramonta mai ed è possibile osservare il famosissimo fenomeno del Sole di Mezzanotte. Questo evento astronomico si verifica solo in alcuni periodi dell'anno in cui il Sole non scende mai sotto l'orizzonte e si manifesta in occasione del solstizio d'estate, il 21 giugno.
Molto prima che questo luogo diventasse una località turistica, e a mio avviso molto commerciale, era un sito sacrificale per il popolo Sami che lo considerava un luogo sacro e pieno di energia. Oggi per poter accedere al sito è necessario acquistare il biglietto di circa 20 euro (immagino che la quota in questi anni sia aumentata), se decidete di entrare con un mezzo a motore, ma se come me volete risparmiare potete lasciare furgone, macchina o moto lungo la strada nei parcheggi liberi preposti e raggiungere Capo Nord con una camminata di circa mezz'ora, in questo caso l'ingresso è gratuito. Questo luogo ha innegabilmente un fascino tutto suo e la bellezza della natura silente e incontaminata qui vi regalerà uno scenario mozzafiato, soprattutto se come me sarete così fortunati da poter godere di un meraviglioso tramonto. La variabile meteo qui è una grandissima incognita, ma se il meteo è clemente si può osservare un panorama incredibile contemplando le onde che si infrangono sotto di voi e la tipica foschia norvegese che avanza dal mare.
La denominazione Capo Nord si deve a un esploratore inglese Richard Chancellor, che fu trasportato alla deriva nel 1553 mentre era alla ricerca di un passaggio verso nord-est. Solo molti anni dopo, nel 1873, in occasione della visita a Nordkapp del re Oscar II questo luogo divenne per il popolo norvegese meta di pellegrinaggio.
Qui sorge il Nordkapp Visitor Centre, un grosso complesso al cui interno si trova una mostra dettagliata sulle azioni navali che nel corso dei secoli si sono svolte nelle acque di fronte a Capo Nord durante la seconda guerra mondiale, la caffetteria (con prezzi proibitivi), uno shop in cui troverete qualsiasi tipologia di gadget che possa attestare il raggiungimento dell'ambita meta, una cappella e un ufficio postale dove è possibile farsi apporre il timbro postale di Nordkapp.
Se come me viaggiate con la vostra casa su ruote è possibile pernottare direttamente all'interno dell'area a pagamento, premurandovi di avere la sufficiente scorta di acqua ed elettricità perché qui non vi sono piazzole attrezzate.
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Bienvenido a Lanzarote
Lanzarote è per estensione la quarta isola delle sette maggiori che compongono l'arcipelago delle Canarie, situato nell'Oceano Atlantico, al largo dell'Africa nord-occidentale. Guardandola dall'aereo Lanzarote potrà sembrarvi una terra desolata e inospitale, ma non appena inizierete ad esplorarla vi sorprenderà con il suo clima mite e per la varietà di paesaggi che ha da offrire.
Caratteristica interessante di queste isole è l'origine vulcanica: 20 milioni di anni fa enormi quantità di magma basaltico (che solidifica velocemente a contatto con aria o acqua), risalirono le fratture della crosta terrestre e generarono le due più antiche isole dell'arcipelago: Fuerteventura e Lanzarote. Le Canarie da quel momento sono interessate da attività sismica costante, ma solo Lanzarote conosce la la violenza delle eruzioni vulcaniche, nel 1736 oltre il 20% della sua superficie venne ricoperto di cenere e lava, stravolgendone completamente il paesaggio e regalandole un aspetto aspro, brullo e selvaggio.
Il clima mite è garantito quasi tutto l'anno, l'Oceano Atlantico offre acque fresche in cui fare il bagno e i rilievi contribuiscono in estate ad attenuare la calura. Gli abitanti dell'isola dicono che il periodo migliore da spendere a Lanzarote siano i mesi da settembre e gennaio, posso confermare che dal 26 dicembre al 3 gennaio le temperature hanno oscillato dai 20° della sera ai 27°/30° del giorno...nessuna giornata di pioggia, cielo sempre blu e sole splendente!
Come muoversi sull'isola?
Come sempre anche in questa vacanza sono andata alla ricerca di pace e tranquillità, in luoghi lontani dai centri urbani in cui sorgono i grandi villaggi turistici e in cui trovare l'anima wild più autentica di Lanzarote, il mezzo più adeguato alle mie esigenze è stato il van che ho noleggiato tramite YesCapa.
Tra l'altro optare per il van per una settimana si è rivelato essere più economico rispetto al noleggio di un' auto...sicuramente in bassa stagione i costi sono molto inferiori, sia per l'acquisto del volo che del noleggio del mezzo con cui spostarsi una volta giunti in loco.
Il mio giro di Lanzarote in 7 giorni
Ho deciso di esplorare l'isola partendo dalla zona sud (2 giorni), Parco Nazionale Timanfaya (mezza giornata), zona centrale (2 giorni), zona nord (2 giorni ), Isola La Graciosa (1 giorno).
Le distanze sull'isola sono molto contenute, da un capo all'altro ci sono una sessantina di chilometri e si percorrono in un'ora su strade ben tenute, quindi gli spostamenti risultano essere molto veloci, agevoli e con panorami pazzeschi in ogni momento.
Spiagge: la mia top 5
A Lanzarote ci sono spiagge praticamente su tutti i lati e ce ne sono di tutti i colori e per tutti i gusti, dalla sabbia bianca o dorata alla roccia rossa e nera.
- Calas de Papagayo: situate nella parte sud dell'isola, all'interno della zona protetta e quindi a pagamento (3 euro) Monumento Naturala de los Ajaches, si tratta di una serie di calette divise tra loro da piccole formazioni rocciose che le delimitano. La natura qui è incontaminata, la presenza di turisti si concentra nelle ore centrali del giorno ed è uno spot perfetto per trascorrere la notte in van o in tenda cullati dall' infrangersi delle onde. L'acqua cristallina soprattutto nella cala di Papagayo regala bellissimi contrasti con il colore dorato della sabbia, in orario tramonto le luci vi incanteranno! Questo parco naturale ha sette spiagge in tutto: Papagayo, Porto Muelas, Caleta del Congrio, Playa de la Acera, Playa del Pozo, Playa Muyeres e Calenton de San Marcial.
- Caletòn Blanco: nella parte nord-occidentale di Lanzarote si trova una delle spiagge che ho preferito in assoluto, ciò che mi ha colpita maggiormente sono i contrasti: fine sabbia bianca, mare cristallino, cielo blu inteso e flussi di lava nera. Questa zona è ventosa, ma sulla spiaggia troverete dei ripari di forma circolare costruiti con le rocce laviche in cui è possibile stendere gli asciugamani. L'acqua è trasparente e se vi piace osservare la frenetica vita sott'acqua qui è una dei pochi luoghi in cui mi sono imbattuta in vegetazione marina e in qualche pesciolino.
- Famara: questa spiaggia è collocata nella zona nord ed è una delle più estese, è dominata dalle falde della scogliera che porta il suo nome. Il paesaggio qui è davvero affascinante: completamente naturale e selvaggio, roccia, sabbia e mare dominano i 6.000 metri di lunghezza. Famara è molto frequentata dai surfisti, le onde a seconda della zona della spiaggia in cui ci si trova presentano forza e intensità diverse consentendo la possibilità di surfare, anche a chi si approccia alla tavola da surf per la prima volta. Ci sono numerosi camp di surf intensivi organizzati per tutti i livelli a prezzi convenienti, compresivi di noleggio attrezzatura. Con la bassa marea è molto suggestivo passeggiare lungo la spiaggia di Famara e, con le luci create dal calar del sole si creano fantastici giochi di luce riflessa sulla spiaggia bagnata, uno spettacolo da gustare sorseggiando una bella creveza fresca.
- El Jabillo: spiaggia situata nella parte centrale di Costa Teguise, è una zona tranquilla protetta dai venti e dalle maree da una scogliera naturale. In questa piccola baia la sabbia ha sfumature bianche e si immerge in acque cristalline limpidissime. Essendo una spiaggia attrezzata e in una posizione "comoda" è più frequentata rispetto ad altre.
- Playa de las Conchas: una delle spiagge più belle di tutte le Canarie, così viene descritta questa playa dell'isola La Graciosa. In effetti offre uno scenario unico essendo dominata dalla Montana Bermeja, le onde qui sono molto alte e violente, in caso di mare mosso è sconsigliato fare il bagno a causa delle correnti molto forti. Alle Canarie prima di immergervi in acqua è sempre meglio controllare la bandiera di segnalazione, se è di colore rosso è vietato entrare in acqua, se gialla è consentito nuotare, ma con cautela. Se state nuotando con la bandiera rossa e necessitate di aiuto dovrete pagare le operazioni di salvataggio di tasca vostra, quindi meglio evitare!
Parco Nazionale Timanfaya
Appena imboccherete la strada che vi condurrà al parco una domanda vi sorgerà spontanea: "Sono stato catapultato sulla Luna?". Questo è ciò che mi sono chiesta io vedendo il mare di lava nera che si estende per chilometri e chilometri, sullo sfondo montagne dalle forme irregolari ricoperte da granelli vulcanici che colorano il terreno con sfumature che variano dal beige al grigio fino al rosso mattone. Questi affascinanti rilievi sono le Montanas del Fuego, responsabili di una delle più grandi catastrofi della storia recente, dal 1730 per sei anni si susseguirono eruzioni vulcaniche di magma che ricoprirono quasi un quarto dell'isola, formando la più grande distesa lavica del mondo. Nel 1824 la terra fece sentire ancora una volta la sua presenza, causando la formazione di altri vulcani. Oggi tutto è pietrificato e l'opera creata dai trenta vulcani si può ammirare in sicurezza, acquistando il biglietto (12 euro a persona) per il tour di 45 minuti in bus del parco lungo la stretta strada lavica asfaltata, unico modo per avventurarsi all'interno della zona protetta .
Il parco prende il nome dal paese che giace nel sottosuolo sommerso dalle colate di lava, questo è uno dei pochi luoghi sulla Terra in cui è possibile ammirarne le viscere più profonde, nonostante l'impressione sia sempre quella di essere stati catapultati su un altro pianeta. Compreso nel biglietto c'è l'ingresso al Centro de Visitantes e Interpretaciòn de Mancha Blanca, luogo in cui potrete reperire tutte le informazioni sulle Montagne del Fuoco, sulla cultura e sullo stile di vita degli abitanti dell'isola.
Teguise
Nella cittadina di Teguise il tempo sembra essersi fermato al periodo coloniale delle Isole Canarie. L'insediamento sorge su un altopiano lontano dal mare e particolarmente esposto agli alisei perché anticamente questa collocazione permetteva durante l'inverno la raccolta dell' acqua piovana, elemento indispensabile per la vita dei suoi abitanti. Gli isolani pensavano che questo fosse un luogo sicuro dagli attacchi dei pirati, ma fu un'intuizione completamente errata! Teguise fu costantemente presa d'assalto dai corsari algerini che addirittura la incendiarono. Passeggiando tra le silenziose vie del centro si possono ammirare gli edifici più antichi, risalenti al XVII secolo, l'atmosfera settimanale è tranquilla e rilassata mentre cambia decisamente la domenica giorno in cui ha luogo il famoso mercadillo (mercato).
Il mercadillo è una delle maggiori attrazioni turistiche di Lanzarote, nella grande piazza costruita sopra le cisterne del paese, Gran Mareta, decine di artigiani allestiscono i propri banchi con merci provenienti da tutto il mondo, la cittadina diventa una sorta di bazar all'aperto in cui perdersi tra oggetti creati con materiale lavico e chincaglierie di ogni genere. Se la fame vi assale nessun problema, una parte del mercato è dedicata al cibo, con stuzzicherie locali e leccornie per tutti i gusti.
Isola La Graciosa
Partendo da Orzola in soli trenta minuti di traghetto (26 euro a persona A/R) è possibile raggiungere la piccola isoletta di La Graciosa, luogo completamente naturale e in cui è addirittura vietata la circolazione di mezzi a motore, infatti non ci sono nemmeno le strade asfaltate!
Appena giunti al porto si trova la località principale dell'isola, Caleta del Sebo, un piccolo agglomerato di case attraversato da poche strade sterrate; se siete giunti sull'isola sprovvisti di cibo il consiglio è quello di attrezzarsi qui, soprattutto di acqua, prima di partire per l'esplorazione.
A La Graciosa è possibile fare numerosi attività: birdwatching, surf, trekking e lunghe pedalate in sella ad una biciletta. Proprio le due ruote sono il mezzo migliore per muoversi sull'isola, con soli 10 euro per tutto il giorno se scegliete una mountain bike tradizionale o con 35 euro se optate per un modello elettrico. Io ho scelto una classica MTB e con nessun tipo di allenamento sono riuscita a percorrere in totale una trentina di km su strada sterrata e senza pendenze.
Durante la pedalata sarete sempre accompagnati da splendidi scorci sulla vicina Lanzarote e sull'Oceano, dalle forme dei vulcani e dalle isolette minori, di cui si scorgono i profili in lontananza. Quando è il momento di fare una sosta e riposare le gambe basta tirare fuori la mappa dell'isola, che vi fornirà il noleggio bike, e decidere in quale playa rinfrescarsi con un bel tuffo! Personalmente sono rimasta molto affascinata dalle dune di Playa Lambra: una spiaggia bianca completamente coperta da milioni di gusci di chiocciole.
César Manrique
Pittore, scultore, architetto, designer, autore e ambientalista: Manrique nacque ad Arrecife nel 1919 ed è diventato personalità di spicco profondamente legata alla storia e all'aspetto di Lanzarote. Dopo la prima esposizione di quadri figurati si trasferì a Madrid, dove scoprì la pittura astratta e conquistò in breve tempo la fama. Visse negli Stati Uniti, ma quando il turismo a Lanzarote iniziò a crescere, decise di ritornare in patria per partecipare con il suo estro creativo e con la sua ricerca artistica allo sviluppo economico dell'isola. Manrique fu sempre molto affascinato dalla bellezza autentica dell'isola, lavorò rispettando la natura e il paesaggio, facendo attenzione ad alterarlo il meno possibile. Insomma, la maggior parte dell'offerta artistica dell'isola si deve a questa grande personalità, che durante gli ultimi anni di vita fu fervente oppositore alla costruzione dei cosiddetti ecomostri, ribellandosi alla cementificazione anche sulle altre isole. Durante tutta la vita Manrique cercò di preservare l'aspetto originale della sua terra, mantenendo lo stile architettico tradizionale; dovette affrontare molte resistenze, ma riuscì ad imporre il proprio pensiero seguendo personalmente la progettazione dei complessi alberghieri e la ristrutturazione delle strutture già esistenti, questo fino al 1992 quando perse la vita in un incidente stradale.
Ecco i principali contributi di Manrique all'isola di Lanzarote:
- MIRADOR DEL RIO: complesso costruito negli anni '70, una delle prime opere dell'artista, si tratta di una costruzione affacciata su una scogliera a 479 metri di altitudine e collocata nell'estremità settentrionale di Lanzarote. Una struttura turistica perfettamente inserita nel contesto naturale in cui si trova. L'ingresso è a pagamento, 4,50 euro, offre un panorama completo sulle isole La Graciosa e Alegranza.
- JARDIN DE CACTUS: è invece l'ultima opera a cielo aperto di Manrique, uno spazio completamente dedicato allo spinoso mondo dei cactus. All'interno del giardino, che si trova all'uscita di Guatiza, ci sono 1500 varietà diverse di piante collocate nella conca di un'antica cava di pietra, ai piedi di un mulino che in passato veniva usato per la macinazione. E' un'attrazione da visitare assolutamente, sia che siate amanti di queste piante grasse sia che non lo siate. L'ambiente è dominato da cactus di tutti i tipi, di tutte le forme, di tutte le dimensioni e provenienti da qualsiasi parte del mondo, alcuni di essi svettano dal terreno vulcanico nero e rendono la visita davvero suggestiva. L'entrata ha un costo di una decina di euro a persona, potete visitare oltre al giardino anche il mulino. Super consigliato!!
- JAMEOS DEL AGUA: situato nel comune di Haría, a nord di Lanzarote, è uno spazio naturale, ma anche centro artistico, culturale e turistico, di questa creazione ho solamente letto qualche informazione perché dalle foto non ne sono rimasta particolarmente colpita. La parola “jameo” è di origine aborigena e si riferisce ad un foro che si è creato a causa del crollo del tetto di un tunnel di lava. Il Jameos del Agua, proprio come la vicina Cueva de Los Verdes, si trova all’interno del tunnel vulcanico prodotto dall’eruzione del vulcano de la Corona. I Jameos sono costituiti principalmente da tre aperture nel terreno: il “Jameo Chico“, attraverso il quale si accede all’interno, il “Jameo Grande” e un terzo, chiamato “Jameo de la Cazuela“, da questi tunnel Manrique ha tirato fuori una vera e propria perla, con lo scopo di mostrare ai visitatori uno spazio per la contemplazione della natura.
Insomma per staccare completamente la spina, rilassarvi e prendere una pausa dalla frenetica vita quotidiana vi consiglio di prenotare un volo per Lanzarote, senza dimenticare di monitorare la situazione pandemica sul sito Viaggiare Sicuri!
Il mio ultimo weekend da Vagabionda? Ahimè risale a settembre, quando ho deciso di andare via qualche giorno, on the road, tra Sirmione, Venezia e Caorle.
In questo articolo ho deciso di soffermarmi solo sulla tappa nell' incantevole Venezia, città che ho visitato più volte in passato e da cui sono sempre rimasta molto colpita e affascinata.
A Venezia ho speso esattamente 24 ore! So che un giorno solo può sembrare poco tempo, ma in realtà le cose che si possono fare in questo lasso di tempo sono davvero tantissime, escludendo ovviamente la visita a musei e basiliche a cui a causa della pandemia si può accedere solo tramite prenotazione.
Se avete a disposizione poco tempo il consiglio è di alloggiare direttamente in centro (zona piazza San Marco per intenderci), in modo tale che abbiate tutti i principali punti di interesse a portata di piede!
Per via delle limitazioni turistiche internazionali la Venezia che mi sono trovata davanti è stata molto diversa da quella che ricordavo, essendoci stata l'ultima volta esattamente dieci anni prima, pochi turisti italiani, nessun turista straniero e molti locali ed esercizi commerciali con le serrande abbassate.
La Serenissima è una città che rimane nel cuore, stupisce con i suoi pittoreschi scorci sui canali, sorprende con i suoi angoli più nascosti, sbalordisce per le splendide architetture antiche e incanta con i suoi tramonti mozzafiato sulla laguna. Insomma per noi italiani è una tappa obbligatoria almeno una volta nella vita.
Nella mia ultima visita ho scelto di godere dell'atmosfera della Venezia più autentica, passeggiando nel silenzio di Piazza San Marco alle 5 di mattina, immortalando il ponte di Rialto senza il via vai dei turisti e partendo alle prime luci dell'alba per le isole.
TOP 5 DA VISITARE
- Piazza San Marco: è uno spazio ampio, uno dei luoghi a cui si pensa subito citando Venezia, ospita l'imponente Basilica di San Marco e a pochi metri il Campanile di San Marco, tra i simboli indiscussi della città. Quest'ultimo è sorto nel IX secolo, probabilmente come torre di avvistamento o faro, divenne campanile nel XII secolo e assunse la forma attuale nel XVI secolo. Secondo la tradizione alla sua ombra i veneziani bevevano l'ombra (lo strano modo veneziano di chiamare il bicchiere di vino), mentre la campana maggiore scandiva i tempi di lavoro dei marangoni (operai dell'Arsenale). La Marangona è oggi l'unica campana rimasta nel campanile delle cinque originali, risuona ancora in tutta Venezia. Si affaccia sulla piazza anche la Torre dell'Orologio il cui carillon viene attivato soltanto due volte l'anno, in occasione dell'Epifania e dall'Ascensione. Nonostante non possa mostrare la sfilata di statuine tipiche di questi orologi la torretta dalle linee rinascimentali affascina tutto l'anno con i suoi colori. Nel quadrante compaiono due mori, uno con la barba "il vecchio", che suona due minuti prima dello scoccare dell'ora, a simboleggiare il tempo che è passato, l'altro "il giovane" lo fa due minuti dopo a rappresentare il tempo che verrà. Alla sera l'atmosfera di Piazza San Marco viene resa ancor più magica dalle luci dell'imbrunire e dalle note di pianoforte suonate per i clienti dei costosi bar di lusso situati ai lati della piazza.
- Libreria Acqua Alta: come spesso accade anche questa volta grazie a Instagram ho potuto scovare un luogo di cui avevo già sentito molto parlare: una libreria dal nome molto curioso Libreria Acqua Alta! Il negozio si trova a pochi passi da Piazza San Marco e da Rialto, la sua particolarità consiste nel fatto che i titolari abbiano adottato una soluzione molto originale per proteggere i libri dal fenomeno dell'acqua alta: i volumi sono stipati in arredi alternativi e con soluzioni molto eccentriche, quali vasche da bagno e imbarcazioni dal fascino tipicamente veneziano! Nel piccolo spazio all'aperto, che affaccia su un canale, è stata anche allestita una "location" in cui si possono salire delle scale fatte con volumi cartacei e farsi immortalare in foto ricordo...quando ricapita di potersi arrampicare su scale di carta? La libreria ha una vasta scelta di titoli, vi sono molti libri di seconda mano, testi antichi o fuori catalogo, se la storia di Venezia vi incuriosisce e volete approfondire le vostre conoscenze troverete una sezione dedicata alla città e alle meraviglie che la rendono unica al mondo.
- Canal Grande (e Ponte di Rialto): altro luogo simbolo di Venezia. Questo canale in tempi antichi fu il corso di un fiume, quando la laguna era meno profonda e la popolazione sfruttava l'alveo come porto-canale. I veneziani chiamano questo canale Canalazzo, è lungo circa 3,8 km e su di esso spicca uno dei ponti più belli di Venezia il Ponte di Rialto. Sul Canal Grande affaccia il quartiere Rialto, l'antico cuore economico della Serenissima, come dimostra la presenza dal XVI secolo di una delle più antiche istituzioni bancarie al mondo. Qui si acquistavano spezie, prodotti e ingredienti esotici ed era il più importante mercato del pesce. Il fascino del mercato di Rialto, di cui si hanno notizie a partire dal 1097, è rimasto immutato, così come il vociare della gente che lo frequenta. Il Ponte di Rialto è uno dei quattro ponti, insieme al Ponte dell'Accademia, al Ponte degli Scalzi e al Ponte della Costituzione, che attraversano il Canalazzo. Sin dal 1172 l'allora Doge Sebastiano Ziani pensò alla necessità di unire le due rive del canale con un ponte di barche; nel 1181 pare che Nicolò Barattiere ne avesse realizzato uno chiamato "Quartarolo", dal nome della moneta che si spendeva per attraversarlo. Verso la metà del XIII secolo il ponte di barche venne sostituito da una più solida struttura, sostenuta da pali. Nel 1310 il ponte fu in parte distrutto e restaurato, ma nel 1444 crollò sotto il peso della folla accorsa al passaggio del corteo nuziale del Marchese di Ferrara. Fu in seguito nuovamente ricostruito, sempre in legno, più largo e con una porzione mobile al centro per consentire il passaggio di imbarcazioni con l'albero alto; ai suoi lati iniziarono a fiorire le prime attività commerciali e botteghe, gli affitti pagati dai negozianti venivano impiegati per la manutenzione del ponte stesso. La notevole richiesta di denaro per la manutenzione del ponte di legno convinse la Repubblica, nel 1554, ad indire un bando per la sostituzione della struttura con una in pietra; alla gara parteciparono i più famosi architetti del tempo tra cui Michelangelo. La costruzione vera e propria iniziò nel 1588 con il Doge Pasquale Cicogna, i proprietari delle botteghe situate sul ponte osteggiarono in tutti i modi i lavori perché vedevano minacciati i loro interessi economici e le loro attività commerciali. I lavori terminarono nel 1592. Una storia molto lunga e controversa quella della costruzione del ponte, le polemiche dei detrattori del ponte andarono avanti anche a lavori finiti, tanto che leggende popolari narrano che due curiosi capitelli, visibili dal ponte, siano stati scolpiti per prendersi gioco di quanti criticavano l’opera del costruttore.
- Il Ghetto: il termine "ghetto" viene fatto risalire al veneziano "geto", vocabolo con il quale nel Medioevo si indicava il getto di metallo fuso prodotto dalle fonderie. In effetti in questa zona era molto diffusa questa attività, e, se l'etimologia non è sicura al 100%, è certo che qui nel 1516 il governo di Venezia istituì il primo ghetto ebraico della storia. In questo quartiere furono concentrati e obbligati a risiedere gli ebrei di varie nazionalità presenti in laguna. Il Ghetto è sicuramente un luogo carico di un triste passato di odio e segregazione, ma nonostante ciò oggi è un quartiere tranquillo, con edifici eleganti e in cui passeggiare è molto piacevole. Le viuzze e i ponti che conducono qui un tempo erano chiusi con cancelli e sorvegliati da guardie: gli ebrei non potevano uscire o entrare dall'alba al tramonto. Nelle vicinanze ci sono il Museo Ebraico e alcune Sinagoghe, il museo con la sua collezione illustra le festività e la liturgia ebraica.
- Isole di Burano e Murano: grazie al biglietto del traghetto della durata di 24 h (per un costo di circa 7 euro) oltre che gironzolare tra i canali di Venezia è possibile raggiungere anche le coloratissime isole vicine. In particolare ho deciso di rivisitare le graziose isole di Burano e Murano (il tutto in meno di una mattinata se partite con il traghetto delle 7 e 15 da Piazza San Marco). Burano con le sue casette multicolore è davvero uno spettacolo per gli occhi, secondo i racconti popolari le colorazioni vivaci furono un'idea dei pescatori, che di ritorno dal mare avevano bisogno di trovare la loro abitazione anche con la nebbia. L'isola è piccola e vi basteranno un paio d'ore per visitarla tutta. Il cuore della vita sull'isoletta, detta Buranello, è Piazza Baldassarre Galuppi, qui ci sono tanti negozi di merletti e ristoranti. Burano è famosa proprio per i suoi merletti, vi è infatti anche un museo ad essi dedicato il Museo dei Merletti, un'istituzione fondata nel 1872 per recuperare e rilanciare questo artigianato artistico tradizionale, alle volte è possibile vedere una o più merlettaie all'opera. Murano è l'isola più grande di tutta la laguna ed è famosa in tutto il mondo per i suoi vetri soffiati. Il vetro è la principale attività economica e, nelle sue strade troverete tantissimi laboratori e botteghe in cui normalmente si può assistere alla soffiatura del vetro, ma che a settembre causa del poco turismo e della pandemia erano chiusi. Il Museo del Vetro è comunque visitabile, situato nel Palazzo Giustinian, sede del vescovado di Torcello, custodisce preziosi reperti di epoca romana e capolavori dei maestri vetrai dal XIV secolo a oggi. Anche a Murano come a Burano le casette hanno colori sgargianti che si riflettono nelle acque dei canali su cui affacciano, non mancheranno le occasioni di scattare bellissime foto!
Il Monte Spalavera è uno splendido punto panoramico sul Lago Maggiore e sulle imponenti cime delle Alpi. Come la maggior parte dei luoghi situati in Val Grande anche in questo caso la vetta vi regalerà scorci incredibili e nuove prospettive di osservazione.
Si tratta di un percorso semplice, adatto alle gambe di tutti e particolarmente indicato per gli appassionati della Seconda Guerra Mondiale, lungo la salita permette infatti di visitare le trincee della Linea Cadorna ancora molto ben conservate.
IL TRAGITTO IN BREVE
Luogo di partenza: Alpe Colle, 1238 m.
Dislivello: 297 m.
Tempo necessario per la salita: 1 ora.
Difficoltà: percorso turistico, semplice e senza difficoltà.
Percorso in modalità estiva
Una volta lasciata l'auto all'Alpe Colle (vi è un piccolo parcheggio), accanto al monumento in memoria dei partigiani caduti durante la Guerra di Liberazione, sale una bella mulattiera militare che, con lunghi tornanti regolari e debole pendenza, percorre il versante meridionale del Monte Spalavera.
Prima di giungere in vetta si passa l'anello delle trincee che circonda la sommità del monte. Una volta arrivati alla croce troverete un pannello che mostra altezza e nome delle cime che si possono osservare, se lo avete portate con voi un bel binocolo vi consentirà di osservare meglio il panorama.
Decidete di effettuare questa escursione nel periodo estivo? Vi consiglio di partire la mattina presto o il tardo pomeriggio in modo da evitare le ore più calde, il sentiero non è ombreggiato da alberi, quindi sarete sempre sotto il sole, inoltre neanche a dirlo alba e tramonto da qui regalano stupendi giochi di luce sulle acque blu del lago.
Percorso in modalità invernale
Quest'anno l'abbondanza di neve è giunta anche nella zona di parco che si affaccia sul Lago Maggiore, per questo è stato possibile salire in vetta con sci e ciaspole ai piedi! Una sensazione strana "pellare" vista lago su una quota piuttosto bassa con una magnifica vista sulle cime colme di neve, uno spettacolo che l' insolito clima degli ultimi anni faticherà a regalare nuovamente nelle prossime stagioni...quindi tra una zona gialla, arancione e rossa, per via della pandemia ne ho approfittato per salire allo Spalavera con sci e pelli ai piedi in orario tramonto.
Se lo sci non fa per voi è possibile risalire il monte anche con ciaspole e ramponcini.
Volete approfondire le vostre conoscenze sulla Val Grande? Se vi servono informazioni su sentieri ed itinerari vi consiglio di acquistare la guida del Parco:
"Parco Nazionale Val Grande. Sentieri, storia e natura." Paolo Crosa Lenz, Giulio Frangioni, Grossi Editore.
Il Monte Faiè è uno dei punti panoramici più belli e semplici da conquistare della Val Grande, si colloca tra Verbano e Ossola.
E' una cima raggiungibile in qualsiasi stagione avendo un' altezza di soli 1352 m, grazie alle nevicate degli ultimi anni è una piacevole passeggiata da compiere anche con le ciaspole ai piedi. Se decidete di affrontare questa escursione in estate evitate le ore più calde, vi consiglio di partire di buon'ora per godervi le luci dell'alba sorseggiando del caffè o al tramonto, per vedere il Sole scomparire dietro al profilo dei laghi stappando una birra.
Il toponimo Monte Faiè significa "faggeta", questo perché il faggio è la specie arborea che ricopre la maggior parte del sentiero che conduce fino alla cima del pizzo. L'itinerario si snoda lungo un silenzioso bosco di faggi che crea grande suggestione: i fusti degli alberi sembrano rievocare le sagome dei soldati che durante la Seconda Guerra Mondiale si nascosero sui monti della Val Grande.
La vista di cui si gode una volta giunti in cima è davvero spettacolare, uno sguardo a 180 gradi sulla Bassa Ossola e sui principali laghi del VCO: Lago di Mergozzo, Lago Maggiore e Lago d'Orta; in giornate di cielo terso è possibile scorgere persino lo skyline di Milano.
La salita in breve
Partenza: da Vercio, Ruspesso 980 m.
Dislivello: 372 m.
Difficoltà: T, turistico, si tratta di un percorso semplice, ma da non sottovalutare, meglio indossare calzature con un buon grip sul terreno.
Accesso: è possibile raggiungere Ruspesso da Bieno lungo 7 km di strada asfaltata.
Tempo: 2 ore e 30 minuti.
Punti d'appoggio: Rifugio Fantoli.
Da Ruspesso si sale lungo la strada agricola verso il rifugio Fantoli.
Dietro il rifugio parte il sentierino che sale fino a un gruppo di case in posizione panoramica, diagonalmente si percorre il versante della montagna per raggiungere una breve sella.
Proseguendo il sentiero vi condurrà in quota salendo dolcemente, attraversata la prima parte di faggeta inizia un tratto ripido che porta all'Alpe Caseracce; durante l'intero tragitto troverete tabelloni informativi e cartelli che indicano le distanze. Continuando la salita un sentiero in falsopiano si snoda nuovamente nella faggeta per condurre a Pianezza (una casa isolata situata su una sella tra Ossola e Val Grande).
Nell'ultimo tratto, a sinistra, si risale la dorsale che porta in vetta al Monte Faiè.
Le feste natalizie sono quasi al capolinea, ma nei prossimi giorni possiamo ancora concederci un dolce risveglio "cannelloso"!
I cinnamon rolls o Kanelbulle (come vengono chiamati in nord Europa) sono per me i dolcetti più tipici del Natale. A Copenaghen e a Stoccolma ne ho assaggiati di tutti i tipi e a casa molto spesso ho tentato di riprodurli, alle volte con risultati pessimi lo ammetto, ma finalmente ho trovato la ricetta perfetta da condividere con voi! Se non siete amanti della cannella potete sostituire la farcia con della crema pasticcera, uvetta o con una crema spalmabile a vostra scelta.
Ingredienti
- 650 gr farina
- 60 gr zucchero
- 120 gr acqua a temperatura ambiente
- 80 grammi burro (fuso)
- 120 gr latte a temperatura ambiente
- 1 uovo (55 gr)
- 5 gr lievito di birra (secco) oppure 18 gr lievito fresco
- 5 gr sale
Per la farcia: 110 gr di zucchero di canna integrale, 15 gr burro, 15 gr cannella in polvere. Per un tocco in più potete aggiungere della scorza di limone (dalla buccia edibile) grattugiata fine.
Per la glassa: 200 gr zucchero a velo, acqua a temperatura ambiente quanto basta.
Procedimento
- Versa in una ciotola tutti gli ingredienti secchi: la farina, lo zucchero, lievito secco (o fresco), il sale e mescola il tutto.
- Sciogli a fiamma bassa il burro, una volta sciolto lascialo intiepidire.
- In un'altra ciotola versa tutti gli ingredienti liquidi: l’acqua, il latte e l’uovo leggermente sbattuto. Aggiungi il burro fuso e mescola tutto.
- Unisci i composti delle due ciotole e impasta, a mano o con una planetaria (io uso il Bimby con modalità spiga) fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Se l'impasto è troppo appiccicoso non spaventarti, aggiungi della farina per lavorarlo più facilmente.
- Lascia lievitare l'impasto in una terrina per almeno 30 minuti, se hai a disposizione più tempo per la lievitazione puoi lasciarlo a riposo anche qualche ora.
- Prepara in una ciotolina il mix di zucchero di canna integrale e cannella per farcire le girelle.
- Stendi l'impasto lievitato su un piano di lavoro, devi ottenere un rettangolo di circa 60cm per 30cm.
- Spennella il rettangolo con il burro fuso e cospargi la superficie con il mix di zucchero e cannella che hai precedentemente preparato.
- Inizia ad arrotolare l'impasto facendo attenzione a non schiacciarlo troppo, inizia sollevando il lembo inferiore lungo tutto il lato più lungo fino a terminare l'impasto.
- Quando hai ottenuto il rotolo devi iniziare a tagliare le girelle, aiutati con un coltello ben affilato o con il filo da cucina. Se la forma non è perfetta puoi migliorarla con le mani.
- Sistema le girelle in una teglia da forno imburrata, non troppo vicine.
- Lascia lievitare per altri 30 minuti, inforna a forno statico preriscaldato a 180° per circa 30 minuti. Controlla la cottura!
- Terminata la cottura lascia raffreddare i cinnamon rolls e procedi con l'ultimo step la glassa!
Che dite vi ho convinto? Provate questo sfizioso dolcetto e proponete la variante che più vi ispira ai vostri ospiti durante le feste.
A quanti di voi è venuta nostalgia della gita culturale della domenica? A chi di manca perdersi nelle pennellate di colore presenti in un dipinto? Quanto vorreste semplicemente entrare nelle sale di un palazzo storico? Sono sensazioni che a me mancano tremendamente, amo visitare mostre, camminare avanti e indietro in castelli e ville storiche e adoro scoprire la storia di artisti di cui non ho una conoscenza approfondita.
Qualche giorno fa, studiando per un corso lo confesso, ho scoperto una funzionalità di Google che non conoscevo: Google Arte e Cultura.
Che cos'è Google Arte e Cultura?
Si tratta di una sorta di museo digitale in cui sono virtualmente presenti e fruibili mostre, collezioni, archivi e più semplicemente luoghi di interesse storico provenienti da oltre duemila musei e spazi culturali sparsi in tutto il mondo! So che tutto questo sembra fantascienza, ma con la tecnologia di cui disponiamo oggi tutto, o quasi, ormai è possibile. E quale momento migliore, se non quello in cui ci troviamo, è perfetto per scoprire come sfruttare al meglio questi strumenti?
Le collezioni artistiche hanno subito un processo di digitalizzazione tramite una tecnologia simile a quella di Google Street View, quindi sono state create immagini con alta risoluzione poi accompagnate da meticolose didascalie, come al museo insomma, per consentire alla spettatore di avere una vera e propria interazione con il luogo che stanno visitando.
E' come se si aprisse un'enciclopedia multimediale in cui possiamo trovare informazioni su argomenti diversi, guardare video o essere indirizzati a contenuti correlati per approfondire la nostra conoscenza su tematiche di interesse personale.
Stando comodamente seduti sul divano di casa con un clic possiamo essere catapultati nei corridoi del Musée d'Orsay a Parigi (luogo che peraltro non ho mai visitato), nelle sale del British Museum, sotto l'imponente Taj Mahal o nella Galleria degli Uffizi, ma possiamo anche andare alla ricerca della natura spostandoci nel parco nazionale di Yellowstone, sulle spiagge caraibiche con la sabbia bianca o esplorare skyline cittadini in altri luoghi iconici del mondo.
Che dite vi ho incuriosito?
Trovate Google Arte e Cultura nelle App Google, il suo funzionamento è molto semplice ed intuitivo, dovete solo "prenderci un po' la mano". Alcuni contributi non sono ancora stati tradotti in lingua italiana, ma potete mettere alla prova il vostro inglese e tradurre quello che risulta di comprensione più difficoltosa.
Spero di avervi dato uno stimolo in più per trascorrere il vostro lockdown (se siete in zona rossa) o il vostro semilockdown (se siete in zona arancione o gialla) senza rinunciare alla cultura!
Che cosa sono le falafel?
Sicuramente molti di voi le hanno sentite nominare, altri le avranno già assaggiate, ma per chi ancora non le conosce sono delle polpettine. Vengono utilizzate nei paesi arabi come sostituto della carne nei giorni di digiuno; si preparano con legumi e spezie, sono un piatto veloce ed economico, per questo le falafel sono diventate parte integrante dello street-food. In Oman vengono spesso inserite all'interno del pane pita, quello che si usa anche per il kebab per intenderci, sono accompagnate da verdure e salsa allo yogurt.
Nella ricetta tradizionale le polpettine vengono fritte, ma come sapete sono più per la cucina light quindi vi propongo una variante al forno!
Ingredienti
- 250g circa di ceci scolati
- ½ cipolla rossa
- 1 testa d’aglio piccola
- prezzemolo (qualche ciuffo)
- un cucchiaio di farina di ceci
- menta (opzionale)
- un cucchiaio di semi di sesamo
- un cucchiaio di semi di papavero (opzionale)
- olio q.b.
- sale q.b.
- pita o pane arabo (se volete inserire le falafel all'interno del panino)
- insalata o altre verdure per accompagnare (nella foto io ho messo carote e pomodorini cotti al forno)
Procedimento
- Tritate tutti gli ingredienti nel vostro robot da cucina (io uso il bimby, trito a velocità 8/10 per qualche minuto)
- Con l’impasto ottenuto formate delle polpette della grandezza che volete, io le preferisco di piccole dimensioni.
- Lasciate riposare per mezz’ora circa in frigo.
- Cuocete nel forno caldo a 190°-200° per circa 30 minuti, fino a quando saranno dorate sulla superficie, a metà cottura meglio girarle.
Potete consumarle all'interno del pane pita o della piadina araba (trovate entrambi nei principali supermercati nel reparto cibo etnico), il tocco in più che dà un tono in più alle falafel è la salsa tahina (pasta al sesamo).
Un piatto sano, genuino e gustosissimo!
Come avrete potuto intuire dagli ultimi due articoli a tema Islanda questo luogo magico mi ha completamente stregata e mi è rimasto impresso nel cuore. Chi è già stato in questa terra sa a cosa mi riferisco: natura, colori, profumi, paesaggi, sapori e atmosfera; tutto crea stupore e riempie gli occhi di pura magia. Molto spesso di fronte a certi paesaggi le parole sono del tutto superflue e non riescono a descrivere ciò che gli occhi osservano! Vorrei darvi qualche suggerimento che renderà la vostra permanenza sull'isola un'esperienza da custodire nel profondo. Quale momento può risultare più adatto se non quello in cui siamo? Nel bel mezzo di un nuovo lockdown ( Domodossola, Piemonte= zona rossa) periodo in cui non ci resta che sognare nuove mete e ricordare i viaggi passati che conserviamo nei ricordi!
1. Van il mezzo migliore per girare in piena libertà
Come anticipato il mezzo con cui ho esplorato le terre islandesi è stato il van.
Ciò che mi ha portata a prediligere questo veicolo, piuttosto che un fuoristrada o una normale auto, è stata la grandissima curiosità di provare un'avventura on the road (che ho fin dai tempi del liceo) ; mi ha sempre affascinata la "van life" ed effettivamente non ne sono rimasta per niente delusa...anzi me ne sono completamente innamorata!
Nel van c'è tutto (o quasi) ciò di cui avete bisogno: letto, fuochi per cucinare, tavolo, sedie, stoviglie, frigorifero, una piccola dispensa per il cibo, un posto in cui cambiarvi e dettaglio da non trascurare, anche se andate in Islanda a luglio, il riscaldamento. In tempi di pandemia viaggiare in van è stata una sicurezza in più, consentendomi di "alloggiare" lontano da altri turisti e in spazi mai condivisi.
Teoricamente, documentandomi tramite guide e siti ufficiali, ho letto che in Islanda non è consentito campeggiare liberamente in qualsiasi luogo, per questo ci sono pressoché dappertutto numerosi campeggi custoditi che offrono servizi come bagni, lavandini dotati di acqua calda in cui poter lavare le stoviglie, colonne caffè self-service...Nonostante il divieto ho comunque deciso di fermarmi in parcheggi e zone isolate che consentivano la sosta per un lungo lasso di tempo. Sicuramente uno dei luoghi più suggestivi e magici in cui mi sono "piazzata" per la notte è stato il parcheggio sotto il monte Kirkjufell. La sera ho potuto passeggiare lungo il corso della cascata osservando la punta del rilievo avvolta dalla nebbia fitta, la mattina, aprendo il portellone posteriore del van mi sono svegliata con l'immagine magica della montagna immersa in un cielo nuvoloso magnifico! Ha forse prezzo una visuale del genere con una tazza di caffè in mano e una ciambella alla cannella nell'altra? La mia paura inizialmente è stata quella di non riuscire a dormire in uno spazio piccolo e non ben isolato dall'esterno, invece la media delle mie ore di sonno in Islanda è stata di 8/9 ore per notte! La mattina mi sono sempre svegliata di buon umore, positiva, riposata e pronta per nuove avventure. Essere cullata dai suoni della natura e dal ticchettio leggero della pioggia sul tetto della macchina prima di prendere sonno è stato davvero un sottofondo perfetto.
2. Fai scorta di provviste da Bonus
Bonus è un supermercato molto ben fornito! Riconoscerete la sua insegna per via del simpatico maialino su sfondo giallo, ne avevo sentito molto parlare da mia sorella e avevo aspettative molto alte, ovviamente tutte sono state soddisfatte a pieno. Essendo l'Islanda, come tutti i paesi nordici, abbastanza cara nel settore della ristorazione vi consiglio di fare provviste per pic-nic o per pasti al volo nei supermercati (oltre a Bonus, Netto e Krònan). I prodotti che offre Bonus sono un buon compromesso tra qualità e prezzo, troverete molte specialità tipiche, come il pesce essiccato, bustine di tea con erbe e muschi locali, prodotti di panetteria alla cannella, il famoso yogurt islandese ìsey SKYR (buonissimo in tutte le varianti di gusto!) e molte opzioni vegetariane o vegane con ottimi ingredienti freschi. La cosa che mi ha colpita maggiormente è la presenza all'interno del supermercato delle "ghiacciaie" delle celle frigorifere di grandi dimensioni in cui si accede per poter acquistare i prodotti da frigorifero e freezer, farete la spesa insieme ai pinguini perché al loro interno si gela!
3.Quando vedi uno scorcio che ti colpisce fermati, resta in silenzio e contempla ciò che ti circonda
Spesso quando sarai alla guida ti imbatterai in luoghi meravigliosi e incantevoli. Si apriranno improvvisamente distese di erba verde immense, campi di lava dai colori scurissimi, fumi che si alzano leggeri verso il cielo e cascate che si gettano in salti mozzafiato. Quando sentirai il richiamo di uno di questi paesaggi ti consiglio di fermarti, parcheggiare l'auto, scendere, cercare un posticino in cui appartarti solo con i tuoi pensieri e di accumulare l'energia della natura che ti sta intorno osservando e respirando.
In un contesto del genere rallentare i ritmi e contemplare ciò che ci circonda sono un obbligo, la natura ci vuole ricordare che siamo in stretta connessione con lei e che dobbiamo averne grande rispetto. Le cascate più famose sono sicuramente una tappa da inserire nel vostro itinerario di viaggio, ma quando ne vedete una che cattura la vostra attenzione vi consiglio di fermarvi e raggiungerla con una camminata, le cascate più spettacolari in cui mi sono imbattuta in Islanda non erano segnalate su nessuna guida, sono i miei occhi che mi hanno portato a loro!
4. Fai due salti sui grossi "tappeti" colorati
Prima di patire per l'Islanda ho iniziato a seguire su Instagram #iceland, qui ho visto numerose stories in cui bambini e mamme si divertivano saltando su enormi tappeti di plastica colorati...subito il mio pensiero è stato:"Devo assolutamente provare anche io!!" e così ho fatto! In molti dei piccoli paesi sparsi sulla Ring Road, in prossimità del parco giochi per bambini, oltre ai consueti scivoli, giochi su cui appendersi e alle classiche altalene sono presenti queste grosse montagnole gonfiabili su cui è possibile saltare e rotolarsi, uno stravagante antistress o solamente un modo per sfinire i bambini prima di rientrare a casa?
5. Acquista abbigliamento della marca Icewear
La miglior marca di abbigliamento tecnico per attività outdoor in Islanda è 66° North, negozio non proprio a buon mercato e soprattutto non per le mie tasche, è presente anche una linea low cost molto interessante Icewear. Nella capitale vi sono numerosi negozi in cui potrete trovare abbigliamento Icewear, se invece preferite alleggerire il vostro portafoglio, sempre a Reykjavik, nella via dello shopping troverete anche lo store di 66° North. Essendo una gran patita di abbigliamento sportivo ho spulciato per bene in molti negozi gli articoli marchiati Icewear: giacche, cappelli, calze di lana, guanti, pile e soprattutto impermeabili! In Islanda ho incontrato quasi ovunque ragazzi, ragazze, bambine, bambine, anziani e non con indosso sgargianti impermeabili dal taglio lungo e alla fine ne ho acquistato uno verde oliva da portare con me in Italia e che indosso appena il cielo grigio minaccia pioggia. Avete presente l'impermeabile giallo che associamo all'attivista Greta Thunberg? Ecco a quello mi riferisco! Se volete fare shopping vi segnalo che a Vik c'è un negozio molto grande (e con una piccola zona outlet) in cui trovate abbigliamento Icewear, maglioni di lana islandese, indumenti tecnici sportivi e souvenir di vario genere.
Altro souvenir tradizionale e artigianale è il lopapeysur, il caldissimo maglione in lana islandese, indossato da turisti e locali. Prodotti con lana islandese sono indumenti spessi e comodi, decorati con disegni geometrici, motivi regionali o con animali tipici stilizzati (molto carini quelli con le pulcinelle di mare). I maglioni fatti a mano sono pezzi unici, per questo hanno un costo elevato, ma se non volete rinunciarvi potete optare per la versione più economica fatta a macchina.
6. Rilassati almeno una volta in una vasca termale naturale
L' Islanda è un vero e proprio paradiso per tutti gli amanti delle terme. L'attività geotermale, molto intensa su tutta l'isola, garantisce la presenza di piscine termali un po' ovunque. Ci sono sia piscine naturali che vasche artificiali, di solito le prime si trovano in luoghi particolarmente scenografici: a due passi dal mare, nei pressi di un ghiacciaio o all'ombra di vulcani attivi.
Molti siti termali sono ben segnalati sulle guide, mentre tante altre vasche le troverete strada facendo, magari perdendovi facendo piccoli trekking. E' rigenerante dopo una lunga camminata, con le ossa stanche e il freddo addosso, immergersi nell'acqua calda per qualche minuto. Le terme nella cultura islandese sono sinonimo di scambio e di vita sociale, per questo immersa nel tepore della vasca mi è capitato di conoscere alcuni islandesi con cui ho intrattenuto curiosi dialoghi.
La Blue Lagoon, che ho visto ovviamente solo da fuori, è la piscina termale più famosa e conosciuta in Islanda; si trova non lontano dall' aeroporto e da Reykjavik, è una piscina costruita dall'uomo. L'acqua, dal colore azzurro/bianco, prima di affluire nell'enorme laguna viene impiegata per la produzione di energia elettrica.
Personalmente, in quanto Vagabionda, ho preferito andare alla ricerca di siti termali ubicati in luoghi molto più suggestivi, per questo il consiglio è quello di cercare una cartina che comprenda alcune delle molte vasche termali presenti sull'isola e di iniziare a cercarle!
CONTINUIAMO CON IL VIAGGIO...
DAY 6 AREA GEOTERMICA BJARNARFLAG-DETTIFOSS- SELFOSS-SUDLAGIL CANYON
Il sesto giorno, sempre all'insegna di pioggia, vento, freddo e cielo grigio, i miei occhi hanno potuto godere di paesaggi molto diversi tra loro, dai colori sorprendenti, ma soprattutto alternati in pochi km gli uni dagli altri.
L'area geotermica di Bjarnarflag è davvero indescrivibile, la sensazione è quella di essere stata catapultata direttamente nel centro pulsante e pieno di calore della Terra, l'intera valle infatti è cosparsa di bocche fumanti, pozze di fango ribollente e fumarole. Ciò che si respira in questa zona è uno strano olezzo di zolfo, misto all'odore di uova andate a male, se questo intenso mix vi infastidisce la mascherina può tornare molto utile come protezione per il naso! L'intera area è dominata dal crinale del monte Nàmafjall, su cui si può salire per godere del panorama geotermico dall'alto, molto particolare e interessante per la colorazione del terreno rosa-arancione-ocra disseminato da bocche fumanti. Personalmente ho trovato questo sito molto più particolare rispetto a quello di Geysir proprio per le sfumature di colore delicate che regala ai visitatori.
Altra forza della natura è lo spettacolo della cascata Dettifoss, una delle più impressionanti di tutta l'Islanda. Il salto non è altissimo, 45 metri, ma la portata è davvero abbondante ben 400 metri cubi di acqua al secondo! Si tratta della cascata con capacità di acqua maggiore in Europa, gli spruzzi di acqua che genera sono visibili fino a un 1 chilometro di distanza. Anche Dettifoss offre due prospettive di osservazione ai lati del canyon, tra i due però non vi è alcun collegamento ed entrambi richiedono una camminata di 15/20 minuti dal parcheggio. Io ho scelto la riva occidentale perché da qui parte un secondo percorso che consente di raggiungere Selfoss, una cascata più piccola, ma che comunque merita una tappa. Vi consiglio di non arrivare alle due cascate in orari di punta per evitare di avere troppa gente intorno.
Rimettendosi in marcia verso l'Est un'escursione nel Sudlagil Canyon non può mancare. E' un luogo che ho trovato grazie ad Instagram, nella guida infatti non ho trovato alcuna menzione di questo particolare paesaggio, ma forse è stato un bene dato che non ho incontrato praticamente anima viva qui. Devo dire che trovare il punto esatto in cui parte il trekking non è stata cosa facile, il navigatore non è riuscito a individuare la stradina esatta in cui scendere e dopo una serie di manovre esplorative ho trovato i cartelli con le indicazioni per raggiungere il luogo di partenza. La camminata si snoda tra sterrato, campi e roccia per circa 5 km (circa 10 km andata e ritorno, ma dipende da quanto volete immergervi nel canyon), non presenta particolari difficoltà anche se a tratti è necessario guadare alcuni fiumiciattoli. Una delle prime meraviglie che si aprono dinnanzi a voi mentre vi addentrate nel canyon, è una cascata con le pareti piene di colonne in basalto nere, un contesto davvero sorprendente e curioso. Continuando a percorrere il sentiero si inizia a scorgere il canyon basaltico vero e proprio affascinante per la composizione e per i contrasti cromatici tra l'azzurro delle acque glaciali del fiume che lo attraversa e i toni scuri delle colonne che si ergono da esse. Le foto non rendono bene ciò che gli occhi qui possono catturare e soprattutto non potranno mai esprimere lo stupore che suscitano in chi si trova immerso in questo luogo per la prima volta, mi ha davvero colpita l'architettura creata dalla natura con i suoi processi millenari e ancora una volta mi sono innamorata di questa terra dall'energia incredibile.
DAY 7 LAGARFLJOT-EGILSTADIR-SEYDISFJORDUR-HOFN-TERME HOFFEL-VATNAJOKULL-VIK
Dopo aver speso la notte in van nei pressi di Sudlagil Canyon mi sono svegliata carica di energia, positività e ancor più impaziente di iniziare a esplorare l'Islanda orientale, chiamata Austurland. Questa parte dell'isola ha un fascino proprio, poco popolata e con panorami molto variegati tra loro: ripide montagne, cascate e villaggi incastonati nella costa frastagliata dai fiordi.
Viaggiando nell'entroterra mi sono trovata dinnanzi a un pittoresco lago dalle acque grigiastre calmissime, Lagarfjolt, bacino in cui pare dimori un mostro che ha fatto la sua comparsa in epoca vichinga. Lagarfljotsormur è una creatura serpentiforme avvistata l'ultima volta nel 2012 da un contadino del posto. Leggenda o realtà? Una cosa è sicura il mostro non teme il freddo dato che le acque che sgorgano nel lago giungono direttamente dalla calotta glaciale del Vatnajokull. Poco lontano si trova Egilstadir, una cittadina che dispone di molti servizi e di ottime panetterie con vista lago per una colazione unica!
Il punto più orientale che ho raggiunto, e forse uno dei luoghi che maggiormente porto nel cuore, è Seydisfjordur pittoresca cittadina circondata da vette innevate con casette in legno dipinte con colori vivaci. Fortunatamente percorrendo la strada che collega Egilsstadir a Seydisfjordur il sole mi ha fatto compagnia e mi ha regalato scorci bellissimi e coloratissimi. L'origine di Seydisfjordur è abbastanza recente, sorse nel 1848, come centro di commercio e fece fortuna poco dopo grazie alla pesca delle aringhe. Il fiordo qui offre protezione al villaggio ed è per questo che con il tempo è diventato un importante centro per i pescatori islandesi. Durante la Seconda Guerra Mondiale Seydisfjordur fu utilizzata dalle truppe britanniche e statunitensi come base militare, ma venne bombardata dagli aerei tedeschi che miravano ad una petroliera; le bombe mancarono il bersaglio, una esplose però talmente vicino alla nave da farla affondare nel fiordo, dove giace ancora oggi.
Una delle attrazioni più note qui è la Via dell'Arcobaleno, molto immortalata nelle foto dai turisti, il nome è dovuto al fatto che è stato dipinto sul selciato che porta alla Blàa Kirkjan un lungo arcobaleno. Essendo collocata sotto ai ripidi versanti della Valle di Seydisjordur la cittadina è stata spesso soggetta a valanghe, gli eventi più disastrosi ebbero luogo nel 1885 e nel 1996.
Scendendo vero sud-est si iniziano ad intravedere le enormi lingue di ghiaccio che dominano la parte interna dell'Islanda e che si estendono fino alla costa. Il Vatnajokull domina questa regione e i suoi enormi corsi d'acqua intrappolati nel ghiaccio si riversano nel mare creando scoscese vallate. Hofn è una delle porte d'accesso al ghiacciaio e a ovest dell'abitato si scorge parte della massa di ghiaccio che lo compone.
Hofn sorge in una posizione singolare a metà tra il mare e i ghiacci del Vatnajokull; il suo nome vuol dire "porto", denominazione calzante perché gli abitanti basano la loro economia sulla pesca e sulla lavorazione del pesce, l'humar, gli scampi, è la varietà ittica maggiormente trattata qui. Nella zona del porto ci sono numerose tavole calde in cui poter assaggiare ottimi fritti di scampi e degustare le birre locali. Poco distante da Hofn, percorrendo una delle strade che portano ai numerosi accessi al ghiacciaio, ho trovato delle vasche d'acqua calda con una vista mozzafiato: le terme di Hoffel. Non aspettatevi di trovare un sito termale di lusso poiché si tratta di quattro vasche molto spartane con la temperatura dell'acqua differenziata, l'ingresso è a pagamento e comprende anche un asciugamano. Ho letto su Tripadvisor commenti molto negativi rispetto questo sito, penso invece sia un posto per veri intenditori e per gli amanti della vita spartana senza troppe comodità e fronzoli, perciò l'ho molto apprezzato.
Un'ultima tappa, davvero memorabile, è stata la visita serale ad una delle tante lagune del Vatnajokull raggiungibile percorrendo una strada vicino al sito termale; in realtà la percorrenza è riservata ai soli mezzi dotati di 4x4, ma con un azzardo e un super mezzo van come il mio (Nissan NV 200) sono riuscita a giungere a destinazione senza intoppi! Con una breve "scarpinata" si raggiunge un punto rialzato rispetto la laguna glaciale formata dai ghiacci e su cui galleggiano silenziosi gli iceberg, l'atmosfera creata dalle luci dell'imbrunire ha dato vita a giochi cromatici davvero indimenticabili che mi hanno emozionata molto: rimanere soli, in silenzio con i propri pensieri in un luogo così è stata un'emozione indescrivibile.
DAY 8 SKAFTAFELL-JOKULSARLON-DIAMOND BEACH-KIRKJUBAEJARKLAUSTUR-VIK
Skaftafell è una delle zone del Parco Nazionale di Vatnajokull, uno dei luoghi di maggiore richiamo per i turisti che ogni anno raggiungono l'Islanda, un territorio incantevole che racchiude al suo interno vette, ghiaccio e attraversato dai tipici sandar. I sandar sono ambienti tipici di questa zona, si tratta di immense pianure deserte dal fragile ecosistema, formatesi con l'azione millenaria dei ghiacciai e con le inondazioni improvvise causate dallo scioglimento delle calotte polari. Percorsi ed itinerari per scoprire queste distese di ghiaccio sono molti, il consiglio è di cercare il più adatto alle vostre esigenze, se scegliete zone difficilmente accessibili ricorrete a tour organizzati che partono dal centro visite del Parco Nazionale Vatnajokull. Il Parco venne istituito nel 2008 con l'intento di creare una gigantesca area che unisse la calotta glaciale del Vatnajokull ai parchi Skaftafell e Jokulsarhljufur, precedentemente istituiti e aperti al pubblico. I confini del parco custodiscono fiumi glaciali, splendide cascate come quella di Svartifoss e crateri vulcanici stratificati, insomma è un'area di grande importanza geologica, ecologica e storica.
Conservata e protetta nella terra dei ghiacci è la laguna glaciale Jokulsarlon a metà strada tra Hofn e Skaftafell, anche in questo caso ogni descrizione non può certo rendere giustizia alla bellezza e alla magia che si respira in questo angolo di Islanda. Forse il tempo trovato in questa tappa è stato uno dei peggiori, ma il forte vento e la pioggia hanno reso ancora più autentico e affascinante il luogo. Gli iceberg si staccano da una delle diramazioni del Vatnajokull precipitando in acqua per poi essere trasportati dalla corrente verso l'Oceano Atlantico; le imponenti masse di ghiaccio presentano in alcuni casi striature dovute alle ceneri delle eruzioni vulcaniche e sfumature di un azzurro mai visto altrove. Gli iceberg non sempre riescono ad uscire dalla laguna e per farlo possono impiegare anche diversi anni, non si sciolgono mai, anzi continuano a ghiacciare; di tanto in tanto il silenzio viene spezzato dai tonfi degli iceberg che si staccano dalle masse di ghiaccio e che alle volte creano onde pericolose. Se come me decidete di visitare questo luogo alle prime ore dell'alba, le uniche forme di vita in cui vi imbatterete oltre a qualche uccello sono le foche, tra le poche creature che riescono a vivere con temperature così rigide. Che bello vederle nuotare tra i ghiacci, giocare tra loro e osservare le loro tecniche di pesca così goffe!
Alla foce del fiume Jokulsa si trova la famosissima Diamond Beach, una spiaggia di sabbia nera su cui si depositano i pezzi di ghiaccio che escono dalla laguna, la denominazione si rifa al fatto che questi iceberg sullo sfondo scuro sembrano proprio essere preziosi diamanti e non semplici pezzi di ghiaccio.
Attrazione di notevole interesse storico è Kirkjubaejarklaustur (impronunciabile!), uno dei primi insediamenti fondato a fine 1100 da alcuni monaci irlandesi e sede di un monastero di suore benedettine da cui prese il nome la vicina cascata (Sytrafoss, Cascata delle Sorelle). I racconti narrano di questo sito religioso facendo riferimento a suore virtuose e peccatrici menzionando inoltre un tesoro nascosto nei dintorni. Attrazione dall'origine molto controversa è il Kirkjugof (pavimento della chiesa), un lastricato basaltico che secondo molti potrebbe essere un antico pavimento di una chiesa e che per altri è invece semplicemente un fenomeno geologico naturale.
DAY 9 VIK-MYDRDALSJOKULL-REYNISFJARA-REYNISDRANGUR-SKOGAR-SKOGAFOSS-SELJALANDFOSS
Anche la strada che porta a Vik lascia scorgere in lontananza le lingue del ghiacciaio, sono molte le fattorie sorte al confine con i ghiacci e che hanno conservato l'antico aspetto bucolico. Il Myrdalsjokull è il quarto ghiacciaio islandese per dimensioni. Al di sotto della calotta sonnecchia il vulcano Katla, cratere che erutta periodicamente attraverso il ghiaccio sommergendo la pianura costiera con una massa di acqua, sabbia e tefrite. Questo luogo, come molti cartelli sottolineano, è molto pericoloso:risulta difficile orientarsi, meglio evitare escursioni fai da te, anche se seguendo le indicazioni potete giungere nei suoi pressi per dare uno sguardo ravvicinato al ghiacciaio.
Piccola cittadina collocata sulla costa meridionale, la più a sud di tutta l'Islanda, è Vik considerata anche la più piovosa. E' un punto strategico da cui partono numerosi tour e che offre molto a chi vi arriva soprattutto dal punto di vista naturalistico. Il centro è dominato dalla chiesa Vikurkirkja, quest'anno sulla copertina della guida Lonely Planet Islanda, da qui potete godere di un panorama 360 gradi su Vik. Entrando all'interno dell'edificio costruito negli anni '30 vi stupiranno le particolari vetrate, istoriate con figure geometriche molto spigolose. La natura qui può essere molto pericolosa, la famosa spiaggia nera ad esempio è nota per le onde anomale che molto spesso travolgono i turisti che si avvicinano troppo; sui ghiacciai invece, a causa dell'attività vulcanica, si creano spesso pericolosi crepacci che divorano gli escursionisti meno esperti. Per questo ai turisti si chiede e ricorda semplicemente di rispettare la natura. Le vaste pianure di sabbia lavica di colore nero, collocate a est di Vik, si sono formate con il materiale fuoriuscito dalle viscere del ghiacciaio Myrdalsjokull durante le eruzioni del vulcano Katla. Se la storia del vulcano vi incuriosisce e volete approfondire le vostre conoscenze a riguardo potete spendere un'oretta al Lava Show a Vik, uno spazio espositivo moderno ed interattivo che propone l'esperienza dell'eruzione di un vulcano in totale sicurezza. Reynisdrangur è il luogo più celebre di Vik: un gruppo di faraglioni che si ergono dalle gelide acque dell'oceano come torri; secondo la tradizione sarebbero gli alberi di una nave che alcuni troll stavano saccheggiando quando furono sorpresi dai raggi di sole che li pietrificò. La mattina presto passeggiando sulla spiaggia ho potuto avvistare le famose pulcinelle di mare dal becco coloratissimo e dall'andatura impacciata,volatili curiosi e molto diffusi nel nord Europa. Sul versante occidentale vi è l'imponente crinale che sovrasta Vik e che conduce alla spiaggia nera Reynisfjara. Oltre la particolarità data dal colore nero del litorale altro elemento unico è un gruppo di colonne basaltiche che si innalzano a poca distanza dall'acqua,set perfetto per scatti fotografici.
Anche Skogar si annida sotto una calotta glaciale, è un piccolo agglomerato di case da cui partono numerosi trekking ed escursioni, anche qui non mancano caffè con ottime proposte di pasticceria. Ai margini occidentali si trova Skogafoss, cascata con un salto di 62 metri, qui ho avuto la fortuna di trovare qualche raggio di sole che finalmente mi ha regalato il tanto atteso arcobaleno da immortalare nelle foto! Si può salire in cima alla cascata con una ripida scalinata che la fiancheggia e poter così vedere dall'alto il salto verticale del corso d'acqua. Seljalandsfoss è l'ultima cascata "famosa" che ho visto. Il fiume Seljalandsá, Fiume Liquido, cade per circa 60 m offrendo con le luci del sole giochi di colore e arcobaleni pazzeschi. La particolarità di questa cascata è di avere un sentiero che permette di arrivare dietro la cascata stessa per ammirarne il potente getto. Preparatevi ad uscirne completamente zuppi, ma ne vale la pena, è una prospettiva insolita per osservare una cascata!
DAY 10 SELJAVALLALAUG-REYKJAVIK-KEFLAVIK
Cosa fare l'ultima mattina in Islanda se non immergersi per l'ultima volta in una vasca termale? Così ho fatto, scegliendo le terme di Seljavallalaug, lontane dai sentieri turistici, immerse nel verde della natura, nel nulla più totale. Non essendo un luogo molto frequentato e battuto non è tenuta benissimo, lo spogliatoio in particolare è molto sporco, la vasca invece essendo stata costruita nel lontano 1923 è completamente rivestita di alghe verdi che rendono la pavimentazione molto scivolosa. L'acqua è molto calda vicino alla sorgente, diventa via via più fresca man mano che ci si allontana da essa, ma è sicuramente uno dei modi più suggestivi per trascorrere l'ultimo giorno e fare il pieno di vibrazioni positive.
Un'ultima passeggiata a Reykjavik per un po' di sano shopping last minute e l'ultimo luogo da scoprire di questo viaggio in Islanda è stato Keflavik.
Keflavik è una zona molto moderna e distante dai piccoli insediamenti islandesi, piena di costruzioni, agglomerati suburbani, locali e negozi. Non c'è molto da fare, ma con una passeggiata passeggiata si giunge nei pressi della scultura di Asmundur Sveinsson, famoso scultore islandese. Oltre il porto vi è una grotta nera dove una Gigantessa, personaggio dei libri per bambini di Egilsdòttir, sta seduta su una sedia a dondolo. Approfittate dei molti supermercati di Keflavik per acquistare prodotti enogastronomici da portare con voi in Italia.
Che dire di questo viaggio in Islanda? Una terra magnifica, che stupisce e lascia senza parole ad ogni sguardo, una natura che ti conquista e ti entra dentro, un'energia che non trovi da nessuna altra parte al mondo...Insomma un'esperienza da fare almeno una volta nella vita, ma con la consapevolezza che una volta di nuovo a casa la porterai sempre nel cuore!
Seguiranno in un articolo a parte le Dritte di Vagabionda a tema Islanda, non voglio dilungarmi troppo!
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